Giunto alla nona edizione, il Grand Prix Historique de Monaco si conferma come un evento di eccellenza, per la qualità delle vetture, dei concorrenti e per il contesto unico in cui la manifestazione si svolge. Tra il colore e il calore di un pubblico sinceramente appassionato, questo tracciato continua ad essere eccezionalmente impegnativo per i piloti e i tanti incidenti che hanno movimentato il week end, in parte dovuti a una pista inizialmente molto sporca e in parte ad un livello agonistico che in un contesto prestigioso come Montecarlo è diventato molto elevato, ne sono la dimostrazione. Nessuno si è fatto male, ma alcuni episodi avrebbero potuto avere conseguenze più serie. Parafrasando una vecchia canzone di Jannacci, qui ci vuole occhio, anzi parecchio.
In qualche caso ci vorrebbe anche intelligenza: durante la sessione di venerdì pomeriggio, Mr John of B. rompe il motore della sua Ferrari 312 T quasi in cima alla salita del Casinò. L’inglese, anziché fermarsi, conclude il suo giro per rientrare ai box, lasciando ovunque il suo scivoloso ricordino. Dall’automobilismo si passa così al pattinaggio artistico con l’esibizione della Penske di Mokket, della Fittipaldi di Hancock, che esce miracolosamente indenne dall’esercizio di equilibrismo, e della Hesket di Lyons, che invece si appoggia al guald-rail senza però riportare danni.
Altro aspetto curioso di questo week-end è l’ascesa alla ribalta di vetture che nel loro tempo non hanno avuto una gran fortuna: come la strana Maserati TEC MEC del 1959 nella classe B, o la Scirocco BRM del 1963 nella classe D. Due terzi posti che illuminano un po’ storie prive di gloria. Bella anche la prestazione di Nick Padmore sulla Williams FW05, che nel 1976 fu bollata come un paracarro.
Ma non sempre il tempo fa di questi regali. Tra gli eventi di contorno, oltre alla ormai tradizionale parata Auto Union, Renault ha messo a disposizione due magnifiche monoposto turbo: la RS01 del 1977-1979 e la Re40 del 1983. Il venerdì a Damon Hill è stato concesso l’onore di aprire le danze, mentre sabato Alain Prost ha girato sulla sua Re40, con cui sfiorò il titolo nel 1983, mentre Jean-Pierre Jabouille si è esibito sulla RS01 che pazientemente sviluppò in quel difficile triennio. La mitica e fragile “teiera gialla”, come venne battezzata all’epoca, ha però giocato un brutto scherzo al pilota transalpino, lasciandolo a piedi sul circuito nonostante il basso ritmo che stava tenendo. In questo caso la storia ha voluto riaffermare il suo primato.
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