Potremmo scomodare filosofi e letterati sul senso intrinseco del titolo di questo articolo, ma difficilmente qualcuno di loro saprebbe spiegarci il suo significato meglio di quanto abbia fatto la pista nel corso della seconda prova del campionato ELMS 2014. Non solo per quanto riguarda il risultato rocambolesco della gara, scaturito da una serie di eventi che difficilmente si potrebbero ripetere con la stessa intensità, ma soprattutto perché da quanto osservato in questo week-end, se la federazione non provvederà rapidamente a modificare in modo significativo il Balance of Performance, ben presto nelle categorie GT spariranno tutte le rivali delle Ferrari, facendo della ELMS una sorta di monomarca che avvantaggerà soltanto la casa di Maranello e non certo lo spettacolo. Il ritiro della Audi R8 Ultra del Sebastian Loeb Racing in seguito alla mancanza di competitività evidenziata a Silverstone ed il ritardo mostrato da Porsche, Aston Martin, McLaren e BMW ad Imola, sono segnali inequivocabili di una situazione insostenibile, resa anche peggiore dal fatto che badando esclusivamente a fattori commerciali in questo momento Ferrari si è legata a team di proprietà russa che pur portando una montagna di soldi, lasciano qualche perplessità dal punto di vista etico.
Altro argomento scottante l’attuale criterio di classificazione dei piloti, che avvicina pericolosamente questo campionato, in teoria professionale, ad altre tipologie di eventi organizzati per accontentare i capricci dei gentlemen drivers. Con i criteri attuali piloti come Gonzalez e Badey vengono paragonati a Dolan o Brandela, laddove i primi girano a pochi decimi dai professionisti mentre gli altri pagano mediamente più di un secondo a passaggio. Come se ciò non bastasse, la continua corsa alla copertura del budget fa si che i team disinteressati alla classifica cambino i piloti durante la stagione con tale frenesia da non preoccuparsi neppure di comunicarlo ai diretti interessati: il martedì precedente la gara, Kapadia dava per sicura la sua partecipazione alla gara romagnola a bordo dell’Oreca del Murphy Prototype, laddove il team confermava come terzo pilota Berthon.
Le buone notizie vengono invece dall’intensità della gara, incrementata dall’ingresso della Safety car ad un ora dal termine. Tra i prototipi ancora una volta Zytek, Morgan ed Oreca hanno combattuto alla pari, a conferma che a fare la differenza in questa situazione non è il mezzo quanto la scuderia ed i piloti. Sarà allora interessante osservare la nuova Ligier, con la quale il solo TDS Racing affronterà la prossima 24 ore di Le Mans: pur sapendo che la vettura non è un progetto totalmente nuovo, l’interesse è tutto nel capire la rapidità di una P2 Coupé progettata con gli attuali regolamenti. Molti tecnici avanzano perplessità in merito ma non dimentichiamo che anche la Dome ha seguito la stessa direzione ed altri marchi si apprestano a farlo. Sempre restando in campo tecnico, uno sguardo lo merita anche la guerra tra i produttori di pneumatici. Con la Alpine passata alle Dunlop, l’unico prototipo rimasto fedele a Michelin, forse anche per eccessivo sciovinismo, è quello di Loeb ma Il secondo posto ottenuto dall’Oreca iscritta dal campione rally non deve trarre in inganno: per quanto visto in pista, il ritardo delle coperture francesi pare davvero consistente e, se la nuova specifica promessa per Le Mans non dovesse mostrare i risultati attesi, lo scenario più probabile sarebbe quello di osservare entro fine anno un monogomma Dunlop. Anche in questo caso “chi si ferma è perduto”.
Dopo le due sessioni di prova del sabato, i primi venti minuti di qualifiche domenicali sono riservati alle GT. La caccia alla Pole sia in GTE che in GTC è da subito intensa, con un buon numero di piloti che nel cercare il limite commettono errori più o meno importanti. A dare più problemi sono le Acque minerali e la Piratella: in molti finiscono lunghi fino a quando la sessione non viene interrotta a causa di Kaffer, su Ferrati dell’AT Racing, insabbiatosi. Alla ripresa la bagarre per la Pole è particolarmente interessante in GTE, con Bertolini, sulla Ferrari dell’SMP e Cioci, su quella AF Corse, che si migliorano ripetutamente nel tentativo di sottrarre il miglior tempo a Cressoni, sula Ferrari del Kessel Racing. Quando l’obiettivo sembra alla portata quest’ultimo però si migliora, risultando l’unico capace di abbattere il muro dell’1’40”. Il primo equipaggio non Ferrari è ottavo ad addirittura 2”2 di distacco. Anche tra le GTC la sfida è intensa, con il danese Mac che con un giro perfetto regala al Formula Racing la Pole, chiudendo il bel duello che lo ha visto opposto a Sbirrazzuoli, portacolori AF Corse. Il terzo tempo di categoria va a Persiani, su Ferrari SMP, di un nulla davanti alla prima delle McLaren del team ART.
I venti minuti riservati ai prototipi si svolgono in modo assolutamente anonimo. Con sole nove vetture, il tracciato già rimarrebbe svuotato, ma peggio accade dal momento che nei primi 10 minuti a girare sono solo Kimber-Smith, per il Graves e Capillaire, con l’Oreca di Loeb. Tutti in pista invece nella seconda parte, con Panciatici che sembra poter piazzare la Alpine davanti a tutti, fino a quando non viene dapprima sopravanzato dalla Morgan TDS di Gommedy e infine, proprio sotto la bandiera a scacchi, dal sempre più interessante Albuquerque sulla Zytek dello Jota, unico a scendere sollo l’1’34”. Quarto per il Murphy Prototype è Berthon, seguito dalla Morgan di Klien.
La domenica pomeriggio un bel sole crea la giusta atmosfera per una gara piene di agonismo. Il gruppo scatta piuttosto ordinatamente, con il solo Panciatici capace di guadagnare una posizione ai danni di Badey.
Tra Tincknell e lo stesso Panciatici inizia subito un bel duello che proseguirà per i primi 25 giri senza regalare tuttavia sorpassi. Di poco alle loro spalle, il gruppo composto da Badey, Hirsch e Frey anima ulteriormente la gara, con ripetuti cambi di posizione. Tra le GTE risulta ancora imprendibile Cressoni, tanto che il velocissimo Lyons subisce un notevole distacco già nei primi giri. Non mancano gli incidenti e le uscite di pista: Casé e Goethe si toccano alle Acque Minerali (un’ora dopo l’italiano verrà penalizzato con uno stop and go) mentre Sbirrazzuoli rovina la bella qualifica nel corso della prima ora di gara, insabbiandosi alla prima variante.
Tra il 21° ed il 27° giro tutti i prototipi si fermano ai box ma le posizioni non subiscono particolari variazioni. Dolan, subentrato a Tincknell non è però abbastanza veloce e, prima che scada la prima ora si fa passare da Chatin, salito sulla Alpine. Terzo è Thiriet, staccato di soli sei secondi dai primi, mentre ad undici secondi dalla vetta seguono Gonzalez, uno dei migliori gentlemen visti nelle ultime stagioni e Hirsch. Ancora una volta non si può fare a meno di osservare la gara di Cressoni, primo tra le GTE con buon margine. Purtroppo gli sforzi dell’italiano vengono rovinati dalla condotta disarmante di Perazzini, che si fa conoscere anche il ELMS, dopo aver abbandonato il WEC: appena preso il volante da Lyons finisce in testacoda, bloccando Kemenaten, compagno di Cressoni. La gialla Ferrari perde il vantaggio acquisito venendo anche passata da Giacomo Piccini, altro portacolori del Kessel Racing.
Al 36° giro intanto Thiriet ha passato Dolan, guadagnando la seconda posizione, proprio mentre Hirsch ha avuto ragione di Gonzalez. Nei giri successivi è proprio lo svizzero a sorprendere, andando a conquistare la seconda posizione grazie a due bei sorpassi su Dolan e Thiriet, ma la Alpine di Chatin sembra irraggiungibile visti i 17” di vantaggio. Tuttavia si è soltanto a metà della seconda ora. Una prima sorpresa arriva al 53° giro, quando Chatin, rientrato per un rifornimento ma nel ripartire ha problemi di accensione che gli fanno perdere parecchi secondi: quando dopo alcuni giri riforniranno anche gli altri, si ritroverà soltanto in terza posizione alle spalle di Thiriet e Brandela, subentrato a Hirsch. Al 60° giro il terzetto è seguito da Gonzalez a 37” e da Dolan ad un minuto circa. Nello stesso passaggio, dopo un lungo studio, Chatin passa Brandela alla staccata del Tamburello , ma non riesce a ripetere il ritmo della prima fase. Otto giri dopo, quando Gonzalez si libererà di Brandela, si ritroverà subito nelle condizioni di passare anche Chatin guadagnando la seconda posizione, anche se a 20” da Thiriet. Albuquerque, subentrato a Dolan, riavvicina i primi a suon di giri veloci.
La gara prosegue e, mentre Webb prende il posto di Chatin, Gonzalez deve scontare uno stop and go a causa di un contatto con Brandela durante il sorpasso di alcuni giri prima. Thiriet resta primo con un margine di 28” su Albuquerque e 41” su Brandela. In GTE Shaitar precede Cressoni mentre in GTC Beretta e Mac sono separati da soli 3”.
Al 79° giro uno dei fatti che condizionano la gara: Thiriet, che deve restare in pista ancora per alcuni minuti, soffre una foratura ed è costretto ad una sosta imprevista che lo arretra in terza posizione. Albuquerque, divenuto prima, cerca di creare un margine importante sugli avversari ma i doppiaggi difficoltosi su Gonzalez (costretto subito dopo al ritiro per un problema al cambio) e McMurry lasciano il suo vantaggio pressoché invariato.
Pochi giri e Brandela effettua il suo pit stop lasciando l’azzurra Morgan nelle mani del ben più competitivo Klien, mentre Thiriet e Albuquerque rientrano come previsto per cedere il volante a Gommedy e a Dolan. Proprio l’inglese al rientro in pista se la deve vedere con la Alpine di Webb che, contando anche sui pneumatici freddi dell’avversario passa con un bel sorpasso alla variante alta. La strategia del team campione in carica viene tuttavia rovinata dall’ingresso della Safety car al 90° giro per permettere ai commissari di percorso di rimuovere i Bump staccatisi e finiti in pista alla variante alta. E’ in questa occasione che il giovanissimo McMurry lascia la guida a Kimber Smith dopo aver condotto per 2 ore e 22 minuti con lo stesso set di gomme. Un bell’allenamento voluto espressamente in previsione della prossima 24 ore di Le Mans.
Webb rientra ai box al 99° giro per lasciare il posto a Chatin, ma al rientro il distacco da Dolan è superiore al minuto. Se la Safety car ha danneggiato la Alpine, non altrettanto si può dire per il tem di Loeb. L’Oreca condotta da Capillaire si ritrova quarta a soli 12” da Dolan, che conduce davanti a Gommedy e Klien.
Da qui in avanti la gara diventa un susseguirsi di colpi di scena.
Al 112 giro Gommedy guadagna la testa della corsa passando Dolan alla staccata del Tamburello, ma quando dopo pochi giri tutti rientrano per una nuova sosta ai box, la vettura del TDS è costretta ai box per la sostituzione di un disco freni rotto. In lotta restano allora Dolan, che precede di 2” Capillaire, di 4” Klien e di 9” Chatin, mentre Frey, anch’egli nel gruppo, sbaglia finendo con l’insabbiarsi alla Tosa. Decisamente interessante anche la situazione in GTE, dove Kemenater, pur con un buon margine, rischia il ritorno di Bertolini.
Capillaire deve scontare uno stop and go per un errore di condotta del compagno Charuz che lo estromette dalla lotta per la vittoria, mentre Chatin è costretto ad un ultima fermata ai box. La lotta tra Dolan e Klien sembra chiudersi ad una ventina di minuti dalla fine, quando Klien supera Dolan sul rettifilo centrale sfruttando un’incertezza in fase di doppiaggio, ma la dea bendata non arride in questa domenica italiana al team Morand: il motore rende l’anima in uscita dal Tamburello quando mancano tre giri alla fine, lasciando la vittoria alla Zytek del team Jota. Secondo giunge Capillaire mentre terzo è Chatin.
La sfida per la vittoria in GTE si conclude con la vittoria di Bertolini grazie al sorpasso su Kemenaten nel penultimo giro. In GTC vince invece il Formula Racing davanti a due equipaggi del team SMP.
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