La domenica mattina, mentre percorrevamo l’autostrada tedesca di ritorno da Spa, io e l’amico Paolo Briatico abbiamo a lungo discusso sui fatti che avevano contraddistinto la 6 ore conclusasi soltanto dodici ore prima. Eppure, a differenza di quanto capitava di solito, mi sono ben presto accorto che il discorso si concentrava sulla bellissima bagarre che aveva caratterizzato la GTPro e sulle prestazioni dei prototipi che avevano animato la P2. Un breve accenno alla GTAm e, quanto più sconcertante, cinque minuti cinque dedicati alle P1. Per il secondo anno consecutivo la categoria regina non ha infatti offerto lo spettacolo che ci si attendeva: se nel 2012, il monologo Audi era stato reso possibile dall’assenza delle Toyota e dal ritiro della Peugeot, quest’anno (è ciò è molto più grave) si è realizzato per manifesta inferiorità delle vetture nipponiche. Pur ammettendo che la versione TS030 in specifiche 2013 era quella studiata appositamente per Le Mans, il gap evidenziato sia in prova che in gara rispetto alle Audi è stato quantomeno preoccupante. I tecnici della Toyota durante l’inverno hanno cercato di incrementare il carico della vettura, confidando sugli sviluppi proposti al sistema ibrido che dovevano garantire una buona manciata di cavalli in più ma, stando alle dichiarazioni di Lapierre, secondo cui nel frangente che lo ha visto in lotta con Duval, l’Audi era decisamente più rapida sul dritto, l’impressione è che la cavalleria a disposizione non sia quella sperata e di conseguenza che la Toyota rischi di non ripetere quanto di buono mostrato nella passata stagione. In casa Audi invece ci si è concentrati su un prodotto ormai collaudato, iscrivendo una terza vettura in versione “coda lunga” studiata per Le Mans, che nelle mani di Di Grassi è apparsa davvero competitiva. Molte le attenzioni prestate dai giornalisti alle vetture dei quattro anelli a seguito delle indiscrezioni secondo le quali sarebbe stato progettato un sistema di diffusore soffiato: lo scarico classico è in effetti scomparso ma le due uscite facilmente osservabili nei passaruota posteriori farebbero pensare ad una soluzione che non riguardi direttamente il diffusore, rispettando così il regolamento. Altro obiettivo è stato quello di rodare l’equipaggio Duval-McNish-Kristensen, apparso comunque in netta difficoltà se confrontato con i "giganti" Lotterer-Fassler-Treluyer.
Chi non ha deluso le attese è stata invece la GTPro, con una gara combattutissima sin dalla prima curva e con un arrivo al cardiopalma che ha premiato la Ferrari di Bruni-Fisichella, nonostante il regolamento penalizzi non poco le vetture del cavallino rampante. Stante la situazione tecnica attuale sarà però difficile rivedere le rosse sul gradino più alto a Le Mans: sulle Ardenne Bruni ha praticamente volato nei curvoni veloci, permettendosi qualche bel sorpasso sul Kemmel grazie alla migliore velocità in uscita dal Raidillon, ma i lunghi rettifili di Le Mans dovrebbero favorire le Aston Martin. Peraltro Fisichella non è apparso in gran forma e le voci che danno Malucelli come papabile terzo pilota non tranquillizzano troppo i tifosi italiani: alla luce dei fatti di Spa sarebbe auspicabile spostare Bruni insieme a Vilander e Kobayashi, autori questi ultimi di una gara costante ed incisiva, lasciando Fisichella insieme a Malucelli e ad un terzo pilota di una certa esperienza. Dal canto suo la Aston Martin ha confermato quanto di buono mostrato a Silverstone, candidando la coppia Senna-Makowiecki alla vittoria assoluta di Le Mans dopo il secondo posto di Spa. Decisamente enigmatica la situazione di casa Porsche con la nuova 911, piuttosto veloce nella prima frazione di gara ma persasi alla distanza. A questo punto non resta che sperare che la casa di Stoccarda si sia limitata a non scoprire tutte le carte per giocare l'effetto sorpresa nella Sarthe: diversamente il rischio di una magra figura è drammaticamente dietro l'angolo.
Impressioni favorevoli ha destato anche la gara delle P2, con cinque differenti prototipi schierati dalle scuderie private. L'ennesima vittoria di una Oreca, questa volta con il team Pecom, non ha oscurato le altrettanto competitive Morgan e Zytek, a lungo in lotta per la vittoria. Differente la situazione per le Lotus T128, attardate da numerosi problemi di natura tecnica: neppure un pilota del calibro di Liuzzi è riuscito a tirar fuori dal prototipo qualcosa di buono, segno che forse alla Adess qualche errore in fase progettuale lo hanno commesso. Difficile comunque fare previsioni per Le Mans, dal momento che al fianco delle vetture viste a Spa ci saranno quelle della ELMS, dimostratesi, almeno in questa classe, molto competitive.
In un week-end racchiuso in sole due giornate, con il venerdì riservato alle prove e il sabato alla gara, le capacità organizzative dei vari team sono state messe a dura prova sia dal punto di vista fisico che da quello mentale: di fatto è stato impossibile commettere il minimo errore, pena l’accumulo di un ritardo poi difficilmente colmabile . Parziale novità è stata l’introduzione della formula di qualifiche già vista in forma embrionale a Silverstone, voluta dall’organizzazione dopo gli accadimenti del Fuji 2012: obbligo per ogni scuderia di far scendere in pista due piloti per auto, deputati a percorrere almeno due giri cronometrati a testa, con media finale ottenuta dai due migliori crono realizzati da ciascuno. Un tentativo per regalare maggior spettacolo rendendo al tempo stesso più incerto il risultato finale, ma anche una complicazione in più per scuderie e piloti, chiamati a produrre i migliori tempi possibili in attesa di sapere, a sessione terminata, la posizione ottenuta in griglia. Il nuovo regolamento, insieme alla lunghezza della pista, ha reso peraltro necessario l’allungamento di 10 minuti della sessione di ogni categoria, portandole cosi a 30 minuti cadauna.
Nella mezz’ora riservata alle GT i protagonisti sono stati Senna-Makowiecki-Bell e Bruni-Fisichella, in lotta per buona parte della sessione per la Pole Position; la coppia della Aston Martin ha chiuso la sessione quando Bruni doveva ancora terminare i suoi due giri ma, nonostante la caparbietà dell’italiano, la Ferrari ha dovuto accontentarsi del secondo posto davanti alla vettura gemella di Kobayashi-Vilander. Quarti i vincitori di Silverstone Mucke-Turner-Dumbreck mentre gli equipaggi delle Porsche si sono dovuti accontentare delle ultime due posizioni. Al di la dei tempi medi merita però osservare che Senna, Lamy, Bruni e Mucke sono stati nell’ordine i più veloci, restando racchiusi in poco più di due decimi di secondo, mentre tutti gli altri hanno registrato distacchi decisamente più corposi. In GTAm ancora protagonista la Aston Martin del team Young Drivers, condotta da Simonsen-Nygaard-Poulsen, che ha ottenuto la seconda Pole Position dopo quella di Silverstone, davanti alla Ferrari del team Star Motorsports condotta da Potolicchio-Aguas-Malucelli e alla seconda Aston Martin di Hall-Campbell Walter-Goethe. A fare la differenza sono stati Simonsen, autore del miglior crono e Ruberti, sulla Porsche del Proton Competition, che, nonostante il secondo miglior tempo, ha pagato la poca competitività dei compagni di squadra.
Dopo l’interruzione di venti minuti sono scesi in pista i prototipi, ma la sessione è stata ben presto sospesa a causa di una violenta uscita di pista alla curva Bruxelles di Dyson sulla Zytek del team Graves. La sessione è poi ripresa senza ulteriori intoppi. Ad ottenere il miglior tempo in 1’58”934 è stato Di Grassi sulla R18 coda lunga, ma la Pole Position è stata appannaggio dei soliti Lotterer-Treluyer-Fassler. Di Grassi-Gené-Jarvis hanno chiuso secondi davanti alla terza Audi, quella dei senatori, ed alle due Toyota: per paradosso, in casa nipponica la versione spec. 2013 non è stata più veloce di quella 2012, almeno per quanto concerne il giro secco. Brillante la prestazione di Haidfeld su Rebellion capace di girare sugli stessi tempi delle Toyota e vicinissimo a quelli dell’Audi più lenta, a dimostrazione di una classe purtroppo parzialmente inespressa ai tempi della Formula 1.
Tra le P2 la lotta per la Pole ha visto protagoniste l’Oreca del team Pecom e la Zytek del team Jota ed in particolar modo le prime guide Minassian e Turvey. Alla fine l’ha spuntata la berlinetta francese con un buon margine di sicurezza. Seconda fila tutta Oak, con le Morgan di Pla-Brundle-Heinemeier Hansson davanti a quella di Baguette-Plowman-Gonzalez. Da segnalare l’assenza della Lola del Gulf Racing Middle East bloccata ai box a causa di un problema alla batteria.
Un meteo clemente accompagna una volta tanto la sei ore delle Ardenne. Tutte le vetture iscritte si schierano regolarmente ad eccezione della Zytek del team Greaves, troppo danneggiata nell’incidente delle qualifiche per poter prendere il via. Il warm-up della mattina non ha peraltro fornito indicazioni particolari, con la Toyota piuttosto distanziata dalle Audi mentre le Aston Martin di GTPro hanno girato senza completare un solo giro lanciato.
Al via le due Audi in prima fila partono bene, infilando per prime la Source, ma Lotterer finisce largo costringendo anche Gené ad una traiettoria anomala: come risultato Duval prende la testa seguito dalla Toyota di Lapierre mentre Lotterer si ritrova addirittura quinto prima di superare la Toyota di Buemi sul Kemmel già nel corso del primo passaggio.
La prima ora di gara, vive sul gran recupero di Lotterer che infila alla Bruxelles il compagno di squadra Gené, prima di regalare al pubblico un giro di adrenalina pura nel tentativo poi riuscito di scavalcare la Toyota di Lapierre. Sorpasso al bus-stop, controsorpasso alla Source e infilata definitiva alla staccata di Pouhon, grazie anche ad un’incertezza in fase di doppiaggio da parte del francese. La rimonta di Lotterer si completerà poco oltre la mezz’ora con un sorpasso da incorniciare su Duval in uscita dal Raidillon. Molto bella anche la prima fase di gara in P2, con Pla, Minassian e Turvey separati a lungo di un paio di secondi, mentre alle loro spalle Pizzonia finisce in testacoda a Lesf Combes proprio quando lui e Martin avevano avuto ragione di Baguette.
In GTPro le Ferrari di Bruni e Vilander si sono messe dietro le Aston Martin di Bell e di Turner, mentre tra gli Am il veloce Malucelli ha tenuto abilmente dietro Simonsen, a sua volta seguito da Campbell Walter e dal sempre coriaceo Ruberti, ma è stato soprattutto capace di rimanere per oltre mezz’ora di gara nella scia delle Pro.
Il primo pit-stop di una certa importanza è quello di Duval dopo 38 minuti di gara per un rabbocco e per la sostituzione dei pneumatici: nei giri successivi tutti i primi rientrano con lo stesso obiettivo. Quando il valzer ha fine le posizioni sono rimaste invariate con Lotterer che ha leggermente allungato sugli avversari. Il P2 invece il primo stop ha giovato a Minassian che si è portato in testa al gruppo, seguito da Pla e da Turvey.
Lotterer è un tritasassi, tant’è che all’alba dell’ora di gara il suo vantaggio è salito a 17”, ma qualche istante dopo vede i suoi sforzi vanificati dall’ingresso in pista della Safety car: l’Oreca di Pizzonia è finita violentemente a muro all’Eau rouge, a causa della rottura della sospensione posteriore sinistra. In molti, soprattutto tra le GT, ne approfittano per effettuare la propria fermata ai box. Alla ripartenza non tutto segue il copione previsto: nel tentativo di doppiaggio della Aston Martin di Nygaard, Watts finisce con il toccarla, facendola finire fuori pista. Il danese tuttavia riesce a riprendere la pista, scongiurando il rischio del rientro della Safety car. Un giro e Lotterer entra ai box con la ruota posteriore destra forata, lasciando la guida a Treluyer: la fermata costa alla Audi quasi un giro.
Dopo un’ora e mezza di gara Genè si riprende una posizione ai danni di Buemi con un sorpasso di motore sul Kemmel. In questa fase la differenza di potenza tra la Audi e la Toyota assume dimensioni imbarazzanti. Quando mancano 20 minuti alla fine della seconda ora di gara i prototipi di testa si fermano in sequenza, permettendo alla Toyota di Lapierre di prendere momentaneamente la testa. Duval è però in scia e il nuovo leader fatica non poco per mantenere la posizione. In P2 guida agevolmente Minassian davanti a Turvey, in GTPro Kobayashi ha sopravanzato momentaneamente uno spento e penalizzato Fisichella mentre in GTAm Potolicchio conduce grazie anche al buon margine garantito dal compagno Malucelli e ai guai altrui.
Dopo quasi mezz’ora di tentativi di sorpasso, Duval rientra ai box per lasciare la vettura nelle mani di Kristensen. A dimostrazione di quanto i consumi siano ridotti sulla Toyota, Lapierre si fermerà ai box soltanto dieci minuti dopo. Nel cedere il volante a Nakajima, il francese porrà termine ad una cavalcata durata addirittura 2 ore e mezza. Sarrazin intanto prende il posto di Buemi, ma entrambe le vetture giapponesi in questa fase subiscono ritardi sul giro rispetto alle Audi. Intanto tra le GTPro continua la bagarre in casa AF Corse, con Vilander che sopravanza Bruni. A tre ore ed un quarto dalla fine Treluyer rientra ai box lasciando la vettura a Fassler. Pochi giri e Bruni sconta uno stop and go per aver superato in regime di Safety car. Le soste ai box sono ormai separate temporalmente per le Audi e le Toyota ma intanto Di Grassi si prende la seconda posizione ai danni di Nakajima e Fassler passa Sarrazin per la quarta. A condurre sarebbe Kristensen ma esattamente a metà gara rientra ai box per rifornire e sostituire i pneumatici. L’ingresso di Di Grassi ai box regala l’ultimo scampolo di leadership alla Toyota con Nakajima, che tuttavia sembra aver ridotto il ritmo di corsa. La seconda Toyota paga il minor carico aerodinamico occupando saldamente l’ultima posizione tra i favoriti: a condurla è ora Davidson.
A stupire è intanto Perez Companc, che riesce a conservare buona parte del vantaggio garantito nella prima fase di gara da Minassian. Soltanto Rusinov, subentrato a Martin, sembra capace di tentare un riaggancio.
Il successivo arresto ai box di Nakajima segna il passaggio delle Audi nelle prime tre posizioni. Nonostante i problemi incontrati, i tre prototipi tedeschi hanno recuperato quanto perso in sole tre ore di gara. A dieci minuti di distanza dalla fermata precedente, Nakajima rientra ai box con evidente surriscaldamentoc ai freni posteriori: un problema al sistema ibrido costringe la Toyota n° 7 ad un mesto ritiro. Passano due giri e Rusinov finisce incolpevolmente contro le barriere sul rettilineo successivo a Fagnes, dicendo addio alle speranze di agguantare la prima posizione. A questo punto il vantaggio di Perez Companc su Brundle, secondo classificato in P2 è superiore al giro.
Fassler intanto è un martello e sfruttando la prima posizione ereditata dai pit stop delle altre Audi, allunga considerevolmente su Mc Nish e Jarvis. A meno di due ore dalla fine ritorna alla guida Lotterer, che si mette subito alla caccia di McNish, che continua a condurre. Il definitivo passaggio del testimone a 1 ore e 40 dalla fine, quando Mc Nish si ferma per un nuovo pit-stop. Mentre il Pecom racing continua a condurre con Kaffer che dovrà gestire le due ore finali. Intanto quello che colpisce è il grande recupero delle Aston Martin in GTPro, nonostante nel corso dei pit stop non siano stati sostituiti i pneumatici: Makowiecki e Turner limano ad ogni giro il distacco dalle due Ferrari di testa, ma solo Mako sembra in grado di lottare per la vittoria. L’ultima ora di gara vede il ritorno di Duval, Di Grassi e Buemi in pista, ma almeno tra i primi le posizioni sono ormai definite. A 38 minuti dalla conclusione, mentre in GT Pro sono in testa, le due Aston Martin rientrano ai box per uno stop and go. Bruni riguadagna cosi la testa della corsa, che non lascerà fino alla bandiera a scacchi.
Dopo sei ore Lotterer taglia il traguardo davanti a Duval e a Di Grassi distanziati di un giro, e a Buemi, che nelle sei ore a collezionato due giri di ritardo. Kaffer trionfa in P2 nonostante una foratura nelle fasi finali di gara abbia messo in dubbio un risultato già conseguito, mentre Bruni trionfa con meno di dieci secondi su Makowiecki che precede a sua volta di un nulla Kobayashi. Il GT Am Malucelli porta a casa un meritato successo precedendo un Simonsen in gran forma.
Prossimo appuntamento la 24 ore di Le Mans, ovviamente in compagnia di Connectingrod!
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