Intorno alle cinque del pomeriggio di sabato, mentre scrutavo dai monitor della sala stampa la lenta fuga della Audi che avrebbe contraddistinto questa edizione della 24 ore più celebre al mondo, ho intravisto alcune delle hostess dell’ufficio stampa che consegnavano ai giornalisti, con aria sommessa, un comunicato ufficiale dell’ACO. Al tempo stesso si è sollevato un mormorio sempre più fragoroso, accompagnato da persone che si spostavano velocemente da un settore all’altro delle lunghe stanze. Il giornalista danese al mio fianco, dopo aver letto il documento si è alzato di soprassalto ed, impugnato il telefono, ha iniziato un lungo giro di telefonate. Non ho letto subito quanto consegnatomi: semplicemente non ve ne era più bisogno! La signora in nero, che nonostante i terribili incidenti degli ultimi anni, aveva generosamente disertato la piana di Le Mans, ha deciso di ripresentarsi nel modo più beffardo possibile, portandosi via una giovane vita in un punto in qui forse non si riuscirebbe a sbattere neppure volendolo. Allan Simonsen, si è aggiunto alla lunga lista di piloti che hanno perso la vita nel tentativo di vincere la gara di durata più prestigiosa, quella che da sola può valere un’intera carriera, anche se conquistata in una classe secondaria. Nato ad Odense nel 1978, ha militato con successo nei più svariati campionati riservati a vetture GT, ottenendo numerosi successi e diventando a tutti gli effetti uno dei piloti più apprezzati sia in Europa che in Australia. Le vittorie in Formula Ford Danese nel 1999 e nel campionato GT Australiano nel 2007 sono un bottino tutto sommato magro per un pilota del suo calibro, ma a parziale giustificazione va detto che in più occasioni Simonsen ha lottato alla pari con i migliori specialisti pur in condizioni di inferiorità tecnica. Il 2013 sembrava l’anno giusto, con la Aston Martin del team Young Drivers apparsa rivitalizzanti dalle compensazioni regolamentari: le tre Pole consecutive (Silverstone, Spa e Le Mans) insieme alla vittoria di Silverstone ed al secondo posto di Spa lo avevano proiettato in testa alla categoria GTAm. Una cavalcata interrottasi al terzo giro della 24 ore di Le Mans, quando ancora incollato alle GTPro che lo precedevano ha lasiato improvvisamente il manto stradale del circuito per percorrere quello che porta direttamente nell’Eden dei Campioni!
Allo stesso modo di quanto successo nella passata edizione per la Pescarolo, anche quest’anno il tribunale locale ha avuto il suo bel daffare: nelle giornate comprese tra i pesi e l’inizio delle prove, la ADESS AG ha requisito parte del materiale del team Lotus, reo di non aver saldato le fatture relative la progettazione del prototipo nero-oro, e soltanto all’inizio della sessione di prove libere il giudice ne ha stabilito la restituzione, permettendo al team gestito da Koelles di far scendere in pista almeno uno dei due prototipi.
La sessione, svoltasi in condizioni metereologiche non ottimali, con parziali aperture seguite da brevi scrosci temporaleschi, è stata contraddistinta da molti testacoda e da due incidenti importanti che hanno costretto la direzione ad interrompere la sessione. Nel primo caso la decisione è stata presa per rimuovere la Catheram del team Greaves, uscita rovinosamente all’altezza della chicane Michelin quando alla guida c’era Lux, mentre nel secondo si è addirittura dovuta interrompere la sessione con mezz’ora di anticipo per riparare le protezioni danneggiate dalla vettura di Krohn all’altezza della S de la Foret.
Dal punto di vista cronometrico i tempi fatti registrare non sono stati particolarmente significativi, con Duval-Kristensen-McNish più veloci di tutti in 3'25"514, mentre le Toyota hanno pagato distacchi importanti superiori i quattro secondi. Tra le P2 il miglior tempo è stato appannaggio della Morgan dell’OAK Racing di Baguette-Gonzales-Plowman in 3’42”413, in GtPro ha primeggiato la Porsche di Lieb-Lietz-Dumas in 3’58”347 mentre in GTAm Simonsen-Nygaard-Poulsen hanno condotto in 4’00”650.
La sessione si è aperta con tutte le vetture scese in pista nei primi minuti, nel tentativo di stabilire un tempo cronometrato importante in previsione dell’arrivo della pioggia, che nonostante tutto non farà capolino sul circuito. Duval, che lamenterà condizioni della pista non ottimali, fissa subito il miglior tempo in 1’23”169, migliorandosi subito dopo in 1’22”349 mentre Gene è secondo con 1’24”341 cone Nakajima è terzo il 3”26”676. Dopo 25 minuti i prototipi rientrano brevemente ai box per il cambio pilota e mentre Belicchi va in testacoda alla Dunlop, Lotterer fa registrare il terzo tempo in 1’25”856. per poi migliorarsi nel prosieguo del suo turno in 3’25”476 restando tuttavia terzo. In casa Toyota,le cose si mettono male: la prima vettura paga ancora un ritardo di quattro secondi rispetto alla Pole mentre la seconda, oltre ad essere preceduta anche dalla Rebellion di Heidfeld-Prost-Jani, esce con Buemi alla curva Indianapolis fermandosi definitivamente in uscita da Arnage. La sessione finisce praticamente qui in quanto a 55 minuti dalla fine Thiriet sbatte violentemente alla Michelin costringendo la direzione a sospenderla per le dovute riparazioni alle protezioni della pista: il lavoro richiederà talmente tanto lavoro che a 15 minuti dalla mezzanotte la direzione comunicherà la chiusura anticipata della prima sessione di prove. Tra le P2 Conway, fresco vincitore a Detroit in Indycar, ha piazzato l’Oreca del G-Drive davanti a tutti con il crono di 1’39”535, seguito dalla Morgan del team Morand, mentre in GTAm Simonsen ha primeggiato in 3’58”661. Particolarmente equilibrata, come già a Spa, la situazione in GtPro, dove ben sette vetture sono rimaste racchiuse in un secondo; il miglior crono è stato quello fatto registrare da Bell-Senna-Makowiecki in 3’55”658 davanti a Bruni-Fisichella-Malucelli sulla Ferrari AF Corse.
Svelata in mattinata presso lo stand Nissan la ZEOD RC, vettura progettata da Ben Bowlby, già artefice della Deltawing, che parteciperà in qualità di invitata alla prossima edizione della 24 ore di Le Mans utilizzando, oltre ad una unità propulsiva termica, un motore elettrico che utilizzerà l’energia stoccata in apposite batterie. La speranza è quella di vederla in pista a differenza di quello accaduto in questa edizione con la Green Gt, il prototipo a pile di combustibile che ha dato fortait a due settimane dall’evento.
La sessione è stata condizionata da un acquazzone che si è abbattuto sul circuito un quarto d’ora prima dell’orario di inizio, tanto intenso da condizionare tutte e due le ore previste. Quando le prime vetture prendono la pista i migliori girano addirittura sul passo dei 5’51” e chi cerca di forzare maggiormente finisce immancabilmente in testacoda. In pista da subito la Lotus n° 32, che a causa della diatriba con ADESS non aveva girato nel corso della prima giornata, ma visto il ridotto numero di vetture presenti in pista, l’asfalto asciuga tanto lentamente che dopo quaranta minuti la Toyota di Wurz realizza il miglior crono in 4’01”. Dopo 50’ il sole prova a farsi largo tra le nuvole ed in conseguenza dei miglioramenti dei tempi delle vetture presenti in pista, si cominciano a montare le gomme slick. Quando tutti si preparano ad una seconda metà di sessione combattuta, un nuovo scroscio di pioggia si abbatte tra Mulsanne ed il rettifilo dei box: a farne le spese è Downs sull’Oreca del Boutsen Ginion, finito a muro subito dopo la curva del Golf. I danni provocati ai rail hanno costretto alla sospensione anticipata della sessione. In compenso la terza ed ultima sessione verrà aumentata di mezz’ora, venendo anticipata alle 21:30. Per la cronaca il miglior tempo è stato realizzato da Wurz in 3’40”924.
Mentre nei box TDS si lavora alacremente per assemblare il nuovo telaio Oreca arrivato appositamente per sostituire quello incidentato da Thiriet la sera prima e nei box del team Krohn il nuovo telaio Ferrari è quasi pronto per permettere ai piloti di riprendere la pista, i protagonisti di questa 24 ore scendono in pista nel tentativo di migliorare i cronometraggi fatti registrare nelle prime due sessioni. La pista risulta tuttavia ancora lenta, anche perché qualche rapido rovescio si è abbattuto nell’area boschiva del circuito. Fassler è uno dei primi a scendere in pista ma non va oltre i 3’53”300. Per questa ragione tutti i miglioramenti della sessione si sono avuti soltanto negli ultimi minuti della sessione, senza tuttavia che permettessero di togliere la Pole Position definitiva a Loic Duval, ottenuta nella prima sessione. Tra i piloti favoriti per la vittoria finale il solo Lotterer è riuscito a migliorare, ottenendo un insperato secondo posto in 1’23”696, mentre Davidson ha permesso alla seconda Toyota di risalire in quarta posizione, scavalcando la vettura gemella seppur di pochi millesimi.Altra bella prestazione di Heidfeld, che ha garantito alla Rebellion la sesta posizione con un cronometraggio insperato per una P1 non ibrida.
In P2 la sorpresa dell’ultimo minuto è arrivata da Pla, che ha ottenuto la Pole per l’OAK Racing strappandola al G-Drive, forte del crono di Conway, proprio quando si era giunti a fine sessione.
In GtPro la lotta ha visto protagoniste le Aston Martin, con Mucke che, a pochi minuti dal termine, ha ottenuto il miglior tempo ma che è stato subito sopravanzato da Makowiecki, sceso in pista per difendere il suo miglior tempo. Nella lotta si è inserita anche la Porsche di Lieb-Lietz-Dumas, che ha chiuso terza, mentre la Ferrari di Bruni-Fisichella-Manucelli non è stata della partita, accontentandosi del quarto posto.
In GtAm infine Simonsen ha confermato la Pole, distanziando la Porsche di Ruberti di oltre un secondo.
Anche quest’ultima sessione è stata interrotta in due occasioni: a un’ora dalla fine per l’uscita di Bourret, con la Porsche IMSA, alla staccata della chicane Forza e subito dopo la riapertura del tracciato per l’uscita di Kene con la Acura.
Il clima del sabato, non è quello delle ultime edizioni: la crisi economica ha da tempo colpito anche Le Mans e, seppur indirettamente, le difficoltà della società si ripercuotono sugli eventi sportivi più importanti. Il fascino della 24 ore comunque è irresistibile e le tribune, nell’ultima ora prima del via si riempiono, regalando il solito spettacolo a coloro che hanno la fortuna di poter passeggiare liberamente tra le 56 protagoniste che da li a poco animeranno la corsa. Dopo il dominio Audi nel corso delle due giornate di prove, il warm-up ha regalato un sorriso agli uomini Toyota e, tutto sommato, anche al pubblico accorso: nel realizzare il miglior tempo della sessione, Lapierre ha anche migliorato il crono assoluto fatto registrare da una Toyota in questa edizione della 24 ore. A molti viene il sospetto che l’ottimismo di Sarrazin il giovedì sera avesse un fondamento.
Alle 14:52 la Safety car, condotta per l’occasione dalla celebrità locale Henry Pescarolo, lascia il rettifilo di partenza seguita ordinatamente da tutte le vetture. La griglia di partenza non è tuttavia quella definita nel corso delle prove: le avverse condizioni meteo di giovedì e venerdì hanno impedito a molti piloti di girare in notturna, come prevede il regolamento, e per questa ragione una ventina di vetture sono state retrocesse nelle ultime file. Tra tutte spicca la Acura del team Strakka che, accreditata dell’ottavo tempo, prenderà il via dalla 36° posizione. Sulla terrazzina che sovrasta la linea di partenza Jim France, presidente della Grand Am, interessato insieme all’ACO del futuro delle gare di durata negli States ed invitato a dare ufficialmente il via alla gara, osserva preoccupato il cielo plumbeo. Se solo si trovasse a Tertre Rouge saprebbe che li ha già iniziato a piovere.
Pochi minuti e il gruppo, guidato dalle Audi, si ripresenta sul rettifilo di partenza, dando il via alle danze. Lotterer parte bene, passando McNish mentre Lapierre passa dapprima Di Grassi dopo il ponte Dunlop e successivamente McNish alla staccata della Michelin. Le due Toyota in questa fase sembrano volare e anche Davidson passa Di Grassi alla prima delle curve Ford. Ancora un giro e Davidson passa McNish dapprima a Mulsanne e successivamente ad Indianapolis nel corso del secondo giro. La bellezza di questi primi giri viene presto rovinata dall’incidente di Simonsen a Tertre Rouge all’inizio del terzo giro: in uscita dalla curva la Aston Martin tocca il cordolo esterno reso viscido dalla pioggia e cambia improvvisamente direzione finendo con lo schiantarsi contro le protezioni di bordo pista. Sfortuna vuole che nel punto nel quale la macchina impatta le barriere di protezione, dietro di essa vi sia un albero che impedisce al guard rail di ammortizzare l’urto. Il pilota comunque è cosciente. Sono passati meno di 10 minuti dall’inizio della gara ed in pista entrano le safetycar, che vi resteranno per circa un’ora, tempo necessario a sostituire quasi 100 metri di guardrail danneggiato. In questo lasso di tempo l’unico episodio degno di nota è il rientro di Nakano ai box, a causa di problemi al cambio.
Alla ripartenza la pista è ormai perfettamente asciutta e Lotterer scappa via, seguito da Davidson, McNish e Di Grassi che intanto hanno superato Lapierre, incomprensibilmente lento. Pochi giri e per i primi inizia il valzer delle fermate ai box, con le Toyota che, come previsto restano in pista un paio di giri in più degli avversari, ma le Audi sono più rapide tanto da occupare le prime tre posizioni: alle spalle di Lotterer, ormai avvantaggiato, McNish infila Di Grassi alla staccata della Forza Motorsport, conquistando la seconda posizione. Davidson è quarto, vistosamente più rapido di Lapierre, che fatica a mantenere il contatto con il gruppo dei primi. Va peggio ad Imperatori che si insabbia ad Indianapolis quando era primo in P2, lasciando la prima posizione a Pla. Allo scoccare delle due ore di gara, mentre tra i prototipi la situazione è definita, tra le GTPro si assiste ad un bel duello tra Lieb e Bell, con il secondo che tenta il sorpasso in ogni settore mentre in testa alla gara c’è Turner.
Nelle due ore successive il sole e la pioggia si alternano con una certa regolarità, permettendo al pubblico di capire che su pista bagnata la Toyota ha un certo vantaggio mentre su pista asciutta la Audi ha un passo decisamente più rapido. Intorno alla terza ora, mentre i primi rientrano ai box per il secondo rabbocco e cambio pneumatici, Lapierre si ferma sull’Hunadieres a causa di una caduta della pressione della benzina per ripartire dopo pochi istanti. Il ritmo delle Audi è insostenibile per le avversarie nipponiche ed allo scoccare della quarta ora Lotterer precede di 50” Di Grassi e McNish mentre Davidson è a 1’38”.
Dopo aver assistito ai vari cambi di pilota, la situazione non varia in nessuna delle quattro categorie. Blindata la classifica in P1, la Morgan Oak di Brundle continuato a condurre tra i prototipi più piccoli, mentre tra le GTPro le Aston Martin continuano a dettare il ritmo. E’ i questa situazione che arriva la notizia del decesso di Simonsen: il pilota ha perso coscienza poco dopo l’incidente morendo poco dopo aver raggiunto il centro medico. Per circa un’ora in pista accade davvero poco, quasi a rispetto della notizia appena trapelata ma intorno alla settima ora la quiete viene bruscamente interrotta dai problemi che colpiscono le Audi di Treluyer, costretta ai box per oltre dieci giri a causa di un problema all’alternatore e quella di Jarvis, che fora appena superata la linea del traguardo essendo costretta a percorrere un intero giro su tre ruote.
In testa si porta l’Audi di Kristensen-McNish-Duval, che precede ormai di un giro le due Toyota. In P2 un contatto contro le barriere di protezione da parte della Morgan di Brundle ha fatto retrocedere la vettura in sesta posizione, lasciando in testa la G-Drive davanti alla seconda Morgan dell’Oak Racing.
La nona ora di gara si apre con il ritorno in pista della Safety car a causa dell’uscita di pista di Graves nell’area delle curve Porsche. La Audi ne approfitta per far rientrare la macchina che aveva forato per ulteriori riparazioni. E’ una fase particolare della gara nella quale la Safety car entra ed esce dalla pista, ma ciò non impedisce a Kristensen di doppiare entrambe le Toyota, distanziate tra di loro di una quarantina di secondi. Quarto è Di Grassi, che paga un ritardo dalla seconda Toyota di un giro.
Durante le ore notturne la Safety car si ripresenta per due volte sul tracciato, dapprima per permettere la rimozione della Lola del team Status, la seconda per l’incidente occorso a Blank con la sua Ferrari a Tertre Rouge. Le Toyota tentano di ridurre il distacco dalla Audi di testa durante un temporale abbattutosi sulla pista, ma non appena la pista si asciuga, il prototipo condotto da Duval si riprende tutto il margine perduto. Tra le P2 le Morgan dell’Oak fanno il vuoto alle loro spalle, lasciando comunque aperta tra loro la lotta per il successo. Anche più combattuta la situazione in GTPro, dove le due Aston Martin continuano a condurre ma con un margine esiguo sulla Porsche di Lieb-Lietz-Dumas. Tra le GTAm, dopo l’errore di Dempsey che era al comando, è passata in testa l’altra Porsche dell’Imsa Performance.
Durante le prime ore di luce la pioggia continua a monopolizzare la gara, regalando altri attimi di protagonismo alle Safety car, che dapprima entrano per permettere di pulire la pista dall’olio versato dalla Aston Martin di Lamy-Dalla Lana-Auberlen, il cui propulsore è letteralmente esploso e successivamente per permettere di riparare il tratto di guard rail danneggiato da Belicchi all’altezza della chicane Michelin. L’italiano riesce a riportare la sua Lola ai box, ma oltre ad essere dolorante vede sfumare la bella quinta posizione fin li occupata. Intorno alla diciannovesima ora, mentre ormai la lotta per la vittoria assoluta pare non poter regalare più molto, Makowiecki finisce a muro in uscita dalla Forza Motorsport, tradito dall’asfalto viscido. La Porsche prende il comando della GTPro, tallonata dalla seconda Aston Martin, ma certo per la squadra che doveva dominare la corsa tra le GT, le cose si mettono piuttosto male. Nella classe P2 rimangono ancora nello stesso giro le due Morgan-Nissan della Oak, con quella di Plowman-Gonzalez-Baguette che continua a precedere quella affidata a Pla-Heinemeier Hansson-Brundle. Terza, ma distanziata di un paio di giri, il G-Drive Racing con Rusinov-Conway-Martin.
Le ultime quattro ore di gara si aprono con attimi di apprensione: Malucelli, rientrato per una sosta di routine, riparte quando ancora il bocchettone della per il rifornimento è agganciato, facendo cadere a terra il meccanico che lo sorreggeva. Fermatosi qualche istante è poi ripartito, centrando in pieno la terza Morgan dell’Oak, quella condotta da Nicolet-Mondolot-Merlin. Per il resto tutto prosegue invariato fino ad un’ora e un quarto dalla fine, quando un improvviso nubifragio rischia di rimescolare le carte. Baguette e Badey finiscono entrambi in testacoda in uscita da Mulsanne ma, mentre il pilota della Oak riesce a riprendere la pista senza danni e conservando la prima posizione tra le P2, il pilota del TDS esce mestamente dal suo prototipo, dicendo addio alle speranze di concludere la 24 ore. La pioggia tradisce anche i piloti della categoria regina, con Lapierre che esce alle Porsche perdendo molto tempo. E’ in questa fase che si decide l’esito della GTPro: Lietz resta in pista con le gomme da asciutto mentre Mucke rientra con al sua Aston Martin per montare quelle da pioggia quando le macchine sono ancora lanciate, mentre le Porsche attendono l’ingresso della Safety car. Alla fine la Aston, costretta all’ennesima sosta per rimontare le gomme da asciutto perde anche il terzo posto finale, con la Porsche che ha realizzato una insperata doppietta.
Dopo 24 ore di gara Kristensen-McNish-Duval conquistano l’81° edizione della 24 ore anche se, nell’ultima parte di gara, la safety car e le diverse strategie hanno consentito alla Toyota di Davidson-Buemi-Sarrazin addirittura di sdoppiarsi, prima di decidere, per i calcoli sui consumi, di ripiegare ad un giro. Terzi Genè-Jarvis-Di Grassi, che alla fine hanno concluso nello stesso giro della Toyota, nonostante i guai della prima frazione di gara.
Doppietta dell’Oak Racing in P2, davanti alla G-Drive, che in un primo momento vedrà anche messo in discussione il risultato a causa di un’irregolarità del serbatoio.
Infine in GTAm la vittoria finale è andata al trio Narac-Vernay-Bourret con la Porsche del team IMSA davanti alle due Ferrari dell’AF Corse.
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