Tre settimane fa, venendo al Paul Ricard per le prove ufficiali della European Le Mans Series, avevamo rilevato le difficoltà che stava vivendo la categoria a seguito della scissione con il neonato mondiale Endurance e della concomitante crisi economica che, oggi più che mai, sembra non lasciar respiro al Vecchio Mondo. Certo però nessuno di noi aveva anche solo osato immaginare che la situazione si sarebbe aggravata in così poco tempo, tanto da minacciare la prosecuzione del campionato ancor prima che avesse luogo la prima 6 ore dell’anno. Domenica sera, quando è stato ufficialmente annunciata la soppressione della seconda prova del campionato, che si sarebbe dovuta svolgere sul circuito di Zolder a metà maggio, a molti è sembrato il momento di doversi fermare per rivalutare lo sviluppo futuro dell’Endurance; perché diciamolo apertamente, in una situazione nella quale è diventato difficile trovare un numero decente di partecipanti per una sola categoria, il decidere di organizzarne due appare sempre più fare harakiri. Creare una categoria nella quale le protagoniste siano le P2, non più oscurate dai grandi marchi impegnati in P1, è un idea che va portata avanti con convinzione, ma per farlo si deve prima valutare quali siano le possibilità che questo campionato possa camminare con le proprie gambe. Le sole diciannove macchine che sarebbero scese in pista a Zolder, numero reputato insufficiente per garantire copertura mediatica e affluenza di pubblico, sono un livello di poco inferiore a quello visto al Paul Ricard, con una buona presenza di prototipi e una pressoché totale assenza delle GT. Come si possa arrivare ad almeno 25 macchine a luglio per l’appuntamento di Donington, non è dato sapere ma certo non si può pensare di ridurre un evento endurance alla sola classe dei prototipi. Probabilmente si tenterà di incentivare la partecipazione a gettone dei team locali per i restanti tre appuntamenti, ma certo in Repubblica Ceca e in Portogallo bisognerà fare i conti con un numero di potenziali interessati non certo esaltante.
Eppure, questo va detto, a fronte del basso numero di iscritti, la gara del Paul Ricard ha garantito uno spettacolo di assoluta qualità, con un livellamento delle prestazioni tale da garantire una bagarre per la vittoria che difficilmente si sarebbe potuta osservare negli scorsi anni. Un dato che è apparso incontestabile sin dalle due sessioni di prove libere del sabato, con sei P2 racchiuse addirittura in un solo secondo. Davanti a tutti il sempre veloce Hughes, passato quest’anno al Murphy Prototypes (ex RLR) con il tempo di 1’48”650, seguito da Sims sulla nuovissima Lola B12/80 Coupé portato in pista dalla ricca Status GP di Teddy Yip Jr., arrivata ai prototipi dopo un passato vittorioso nelle monoposto. Tempo simile anche per la Zytek del Greaves Motorsport, con la bella sorpresa di Alex Brundle, apparso più performante rispetto a quanto mostrato tre settimane prima durante le prove ufficiali. Unica P2 risultata non competitiva è stata ancora una volta la Norma dell’Extreme Limite, e questo nonostante le indiscutibili capacità di guida di Rosier: d’altronde che il prototipo francese sia una macchina tutt’altro che riuscita è apparso chiaro già lo scorso anno, quando addirittura un gentlemen driver come Luco lasciò il team dopo esserne stato negativamente impressionato.
L’equilibrio delle prestazioni si è esteso anche alle altre categorie, anche se la Formula Le Mans e la GTPro, con 2 e 3 macchine in gara rispettivamente, hanno pagato una certa indifferenza da parte del pubblico. Più interessante la GTAm, con 5 macchine in pista e soprattutto tre marchi (Porsche, Ferrari e Aston Martin) a contendersi il primato.
Da segnalare un principio di incendio causato da un problema di fissaggio dello scarico che ha afflitto la P2 del team Boutsen Energy durante la prima sessione di prove e che ha impedito ai piloti di scendere in pista per il resto della giornata.
Concentrando il programma in due sole giornate, la sessione di qualifiche è stata posticipata alle 15.50 di sabato, con le P2 e le FLM prime a scendere in pista per i 20 minuti previsti: per una volta i piloti non hanno dovuto fare i conti con le fastidiose folate di vento del Mistral, mentre la temperatura si è attestata sui valori tipici stagionali, con 19° dell’aria e i 21° dell’asfalto.
In pista soltanto 11 prototipi, dal momento che, oltre alla P2 del Boutsen Energy, anche la Norma è rimasta ferma ai box: Sarrazin (Loeb Racing) e Moreau (OAK Racing) rubano la scena agli avversari per la prima metà della sessione, migliorandosi alternativamente per ben quattro volte. Dopo 10 minuti a sorprendere i più e Beche che, sornione per tutto il corso delle libere, realizza dapprima il miglior tempo in 1’48”460 per poi migliorarsi al giro successivo in 1’48”171 che gli varrà la Pole Position. A viaggiare con un gran ritmo sono Kimber-Smith per il team Greaves e Buurman per la Status GP, ma entrambi non riusciranno a migliorare il tempo dell’Oreca, finendo con il realizzare rispettivamente il terzo e secondo tempo a tre e sette decimi dal capofila. A pochi minuti dalla fine Kaffer, sulla Oreca del Pecom Racing soffia la quinta piazza a Sarrazin mentre Hughes, nonostante sia stato il più rapido nel settore del Mistral, chiude al settimo posto davanti alla Zytek Jota di Hancock e all’Oreca Race Performance di Frey. A chiudere la lista dei tempi le due FLM, con il portacolori del Boutsen Energy Vignali, che ha preceduto quello del Curtis Racing Keen di un solo decimo di secondo.
Alle 16.20 ha inizio la sessione di qualifiche riservata alle GT, con tutte le otto berlinette pronte a scendere in pista. Chi ipotizza di vedere le Pro davanti alle Am si sbaglia di grosso: la sessione sembra vivere una sola classe, con le vetture teoricamente meno blasonate che realizzano gli stessi crono dei professionisti. Alla fine la spunta Melo, che ha preferito una buona percorrenza di curva alla velocità di punta. Il tempo realizzato gli da ragione dal momento che finirà con un margine di sei decimi sulla Porsche Prospeed di Goossens, primo degli avversari. Alle loro spalle finiscono la Porsche dell’Imsa Performance condotta dal solito Armindo, la Ferrari del JMW Motorsport condotta da Walker e la Aston Martin di Hall.
Dopo un warm-up svolto a temperature piuttosto fredde, nel corso del quale Ordonez ha realizzato il miglior tempo mentre alla Status hanno lasciato che Stirling prendesse confidenza con la Lola, la procedura di partenza si svolge sotto un caldo sole rinfrescato soltanto da un debole vento. La buona sorte non è dalla parte del team di Boutsen e la vettura appena riparata deve essere riportata ai box per un problema: riuscirà a partire soltanto nel corso del quarto passaggio. Per i prototipi ci si attende una gara corsa a ritmi altalenanti, con tempi sul giro differenti a seconda del pilota che salirà di volta in volta sulla vettura: tra le prime sembra più in difficoltà la Status dal momento che anche nel warm-up Stirling ha girato su tempi piuttosto alti. Pochi minuti prima di mezzogiorno i venti protagonisti si lanciano sullo schieramento precedetuti dalla Safety car per il giro di Formazione. Come già lo scorso anno, aprono e chiudono lo schieramento due prototipi: davanti a tutti l’Oreca di Beche, mentre a chiudere troviamo la Norma di Rosier.
Allo spegnersi del semaforo rosso Beche si fa sorprendere da Buurman, riuscendo poi a resistere con difficoltà all’attacco di Kimber-Smith, chiamato a difendere i colori del team Greaves nella prima parte di gara; chiuso dall’avversario quest’ultimo deve cedere ad un’arrembante Hughes. Al team Murphy non sembra vero ed infatti in meno di un giro la verde e bianca Oreca ritorna in settima posizione: Kimber-Smith si riprende la terza piazza all’ingresso della Chicane, Kraihamer la quarta all’uscita della St.Baume, Kaffer la quinta in staccata a Signes e Hancock la sesta alla Bousset. Dopo tanta animazione la gara vive un momento di stasi con Buurman che guida la corsa pressato da Beche che, pur dimostrando di essere più rapido, non riesce ad aver ragione dell’avversario che vanta una velocità di punta superiore. L’unico che regge il loro passo è Kimber-Smith, staccato di un paio di secondi mentre Kraihamer e Kaffer si ritrovano ad oltre 10” dopo quindici giri. Per una volta i doppiaggi non rappresentano un grande problema, visto il basso numero di partecipanti ma la tensione gioca strani scherzi ed ecco che nel corso del sedicesimo passaggio Kaffer esagera nel tentativo di doppiare la Ferrari di Melo all’Ecole, finendo con lo speronarla. Fortunatamente i danni non sono ingenti e i due piloti possono proseguire senza rientrare ai box. Per assistere ad un nuovo sorpasso si deve pazientare il quarantesimo minuto di gara, con Hughes che passa Hancock riprendendosi la sesta posizione. Al 25° giro i primi due entrano insieme ai box per il rifornimento, uscendone a posizioni invertite a causa di un cambio di pneumatici aggiuntivo necessario sulla vettura dello Status. Nei giri successivi si fermano uno dopo l’altro anche gli avversari con il risultato di far passare in seconda posizione La Zytek del Greaves. Le posizioni rimarranno invriate fino al 53° giro, quando all’uscita da un nuovo pit stop Kimber-Smith precederà Blurmann di 4” e Thiriet di 8” seguiti da Kaffer, Marroc e Moreau, arretrato a causa di un problema di pressione dell’acqua che richiederà un rabbocco ad ogni sosta. Intanto nelle altre categorie si sviluppano situazioni diverse: in FLM, la vettura del team Curtis prende ben presto il largo sulla vettura avversaria, poi costretta al ritiro, mentre in GTPro Melo e Frezza, nonostante la toccata di inizio gara, sembrano poter dominare con agevolezza le Ferrari del JMB e del Kessel. Tra le GTAm invece la lotta per il primato è appannaggio delle Porsche del Prospeed e dell’Imsa.
Appena superata la seconda ora finisce la gara del Murphy Prototypes, con Moro che si ferma alla Verrerie a causa di un principio d’incendio.
Si arriva alla terza ora di gara con Ordonez che, sfruttando un nuovo pit stop di Thiriet e il ritmo di gara oltremodo lento di Stirling, conserva la prima posizione per il team Greaves. Terzo intanto è risalito Marroc, bravissimo a mantenere un ritmo di gara prossimo a quello del compagno Minassian. Più indietro si chiude male la giornata del team Jota, costretto al ritiro dopo un contatto con la Aston Martin.
Quando la gara sembra ormai doversi concludere con una lotta al fulmicotone tra l’Oreca del Thiriet e la Zytek del Greaves, Alex Brundle commette un errore finendo fuori pista e danneggiando la scocca della sua vettura. Nel pit stop successivo i meccanici del team commettono un errore nelle procedure che costringe la direzione di corsa a comminare uno stop and go di 2 minuti al pilota britannico, estromettendolo dalla lotta per la vittoria e relegandolo alla quarta posizione finale. Dopo sei ore di gara trionfa con pieno merito la coppia Beche-Thiriet con un giro di vantaggio sull’Oreca del team Loeb e sulla Lola dello Status. In FLM la Curtis trionfa in solitaria dopo il ritiro della vettura avversaria mentre in GTPro la Ferrari del JMB si vede soffiare la vittoria da quella del JMW pe run solo secondo a causa di uno Spash and go resosi necessario negli ultimi minuti di gara.
In GTAm la vittoria va alla Porsche del Prospeed, aiutata anche da una foratura occorsa alla vettura gemella dell’Imsa nelle ultime battute di gara, quando erano separate da soli 6 secondi.
Annullata la prova di Zolder, per i piloti della ELMS si apre la prospettiva di potersi iscrivere alla 6 ore di Spa valida per il WEC che si disputerà dal 3 al 5 maggio prossimi. Nella speranza di rivedere in pista il campionato europeo a metà luglio sul circuito di Donington.
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