La battaglia dei Giganti

8-10 maggio 2009

Il tranquillo verde delle Ardenne custodisce nelle sue foreste racconti che difficilmente le nuove generazioni conoscono. La regione che prende il nome dall’Arduenna Silva d’epoca romana, a dispetto della morfologia territoriale tutt’altro che semplice per la vita dell’uomo, è stata a lungo reclamata da numerosi stati europei per la posizione strategica e per le risorse minerali, tanto da essere teatro di alcune tra le più famose battaglie della storia. Tra queste, la più conosciuta resta l’Offensiva delle Ardenne, ultima tentativo dell’esercito tedesco di fermare l’avanzata alleata nel dicembre 1944. Forse soltanto in luoghi così ricchi di storia poteva nascere il circuito più famoso, nel quale si possono vivere ancor oggi emozioni vere, anche soltanto rimanendo su di un terrapieno o su di una scarpata per veder uscire da una porzione di foresta bolidi lanciati a 300km/h: Eau rouge, Raidillon, Pouhon e Blanchimont, ancor prima che nomi di curve, sono luoghi di culto per i veri appassionati di automobilismo. Ed è in questo contesto che lo scorso fine settimana si è svolta la seconda manche della Le Mans Series 2009, l’appuntamento più atteso di tutta la stagione, se si esclude la 24 ore di Le Mans. Dopo le emozioni di Barcellona, la presenza occasionale delle Peugeot 908 ha consentito di quantificare il divario con i nuovi prototipi a benzina, Aston Martin, Pescarolo e Oreca in testa, ridottosi drasticamente rispetto allo scorso anno, ma ancora sufficiente per garantire a Peugeot e ad Audi (ovviamente la R15) i favori del pronostico in vista dell’appuntamento della Sarthe. A stupire positivamente è stata ancora una volta la Pescarolo, unica vettura ad avvicinare in gara le prestazioni delle 908, così come la nuova Oreca, ottima sia in prova che in gara, mentre ha un po’ deluso la Aston Martin, dalla quale ci si aspettava un ulteriore salto di qualità rispetto alla gara vinta in Spagna: il prototipo inglese ha accusato ancora problemi di maneggevolezza che hanno portato i piloti all’errore con una certa frequenza, impedendogli peraltro di scendere sui tempi delle più veloci vetture francesi.

Qualifiche

Quando il sabato pomeriggio prendono il via le prove di qualificazione, l’incertezza regna sovrana tra pubblico e addetti ai lavori. Le prove libere del venerdì e del sabato mattina non sono state utili al fine di fugare i dubbi sul livello di competitività delle Peugeot, un po’ a causa del maltempo un po’ perché i leoni di Francia sembra abbiano giocato al gatto con il topo. Peraltro la sessione del sabato, accorciata di trenta minuti rispetto a quella della Catalunya, non ha consentito ai team di preparare adeguatamente le vetture, soprattutto dopo la prima, svoltasi il venerdì sotto una leggera pioggerellina che ha consigliato l’uso di gomme intermedie. Risultato: tanti fuori pista e poche indicazioni per gli assetti da utilizzare.

I primi venti minuti, come al solito riservati alle classi GT, vengono inizialmente disturbati da una bandiera gialla e da una rossa, con Kox unico pilota capace di percorrere un intero giro pulito. Quando viene nuovamente data bandiera verde, tutte le macchine (ad esclusione della Lamborghini Gallardo che non parteciperà alla sessione) escono dai box per sfruttare gli ultimi quattordici minuti rimasti, con Muller sulla Aston Martin della Jetalliance capace di realizzare con facilità il miglior tempo in GT1, ulteriormente abbassato all’ultimo giro, davanti alla Murcielago e alla Corvette di Clairay, fortemente distanziata. In GT2 dominano invece le Porsche 997 di Lieb e di Pilet, davanti alle Ferrari Modena e JMW di circa un secondo: buona anche la prestazione della Aston Martin Vantage, settima di categoria a soli 1”800 dalla pole, mentre sembra ritornata nell’oblio la Spyker Laviolette, ad oltre 3” dalla vetta.

I venti minuti finali, dedicati ai prototipi, subiscono ben due interruzioni, la prima delle quali dopo soli due minuti a causa dei testacoda della Ginetta Strakka e della Aston Martin di Enge alla Source: per il pilota Ceco non si tratta però di un errore, ma di una perdita d’olio motore finita sulle ruote posteriori che rende incontrollabile la vettura e lo estromette dai giochi. Davanti a tutti le due Peugeot, con la 908 di Pagenaud davanti di 26 millesimi alla gemella di Wurz ed il primo degli avversari, Turner sulla Aston Martin, a 1”400: ai leoni sono bastati 3 giri per ristabilire le gerarchie messe in discussione alla vigilia. Con Senna quarto, Boullion quinto e Fassler sesto, si completa il quadro delle vetture più competitive, anche perché la seconda Oreca, guidata da Lapierre, è rimasta bloccata al Bus Stop senza aver fatto registrare alcun giro veloce, costringendo la direzione ad esporre bandiera rossa per la seconda volta in pochi minuti. Tra le P2, come previsto, miglior tempo della Porsche RS Spyder con Elgaard, seguito da una rinata Lola-Judd dello Speedy Racing e dalla gemella della Racing Box con Bobbi. La seconda vettura del team di Novara, terza di classe a Barcellona, ha incontrato invece numerosi problemi, classificandosi soltanto trentatreesima assoluta.

Corsa

Il meteo variabile delle Ardenne non perdona ed ecco che, dopo la copiosa pioggia caduta la sera prima, domenica mattina il circuito è avvolto dalla nebbia, tanto che gli organizzatori sono costretti ad annullare il warm-up. A rimetterci maggiormente le sei vetture che hanno accusato problemi nel corso delle prove del sabato, impossibilitate a provare la bontà degli interventi di riparazione effettuati, prima tra tutte la Lola RML, danneggiata all’avantreno nel corso delle prove libere dopo essere finita a muro alla Source. E’ così che nel corso dei 25 minuti di apertura della Pit Lane, i team sfruttano tutto il tempo a loro disposizione per tentare di compiere le ultime modifiche, facendo uscire e rientrare le vetture dai box. Particolarmente sfortunato Nicolet, che con la sua Pescarolo dell’OAK Racing accusa problemi di motore che lo costringeranno ad un prematuro ritiro.

Le emozioni proseguono nel giro di formazione, con la Lola di Andrea Piccini che finisce in testacoda all’uscita della Source e, nel ripartire, viene tamponata da una Ferrari che gli rovina il cofano motore, mentre la Oreca di Mailleux finisce in testacoda a Les Combes: i commissari riusciranno a spingere fuori dalla ghiaia la vettura nel corso del giro di formazione ma, nel ripartire, la barchetta francese si fermerà in mezzo alla variante. Intanto il gruppo è arrivato in prossimità del traguardo e viene dato il via: le due Peugeot arrivano alla Source con un piccolo vantaggio sulle avversarie che consente loro di star fuori dalla bagarre. Alle loro spalle Boullion, nel tentativo di infilare all’interno la Aston Martin di Turner, aggancia la vettura inglese finendo in testacoda e rallentando fortemente l’avversario, poi superato da buona parte delle macchine che sopraggiungono e che si fermerà immediatamente ai box per un prudenziale cambio di pneumatici. Per entrambe le vetture si prospetta da subito una gara in salita. Intanto la direzione corsa, vista la posizione pericolosa dell’Oreca Signature, fa entrare in pista la Safety Car, che vi rimarrà per due giri. Alla ripartenza Senna si avvicina minaccioso agli scarichi della Peugeot di Gené e prova ad attaccarlo a Les Combes, ma deve desistere e ben presto verrà staccato dalle gemelle francesi. Il brasiliano comincia a guardare negli specchietti retrovisori per controllare la Lola di Fassler, che si avvicina minacciosa e che due giri dopo lo infilerà all’ingresso di Eau rouge, sfruttando anche il dechappamento di una ruota posteriore dell’avversario. Bruno riuscirà a rientrare lentamente ai box mentre il copertone, rimasto a centro pista costringerà la direzione corsa ad un nuovo periodo di Safety Car. Rientra ai box la Lola Racing Box di Piccini, costretta al ritiro dai commissari perché priva di una parte rilevante della vettura.

La nuova ripartenza giunge al 10° giro, giusto per assistere ad un nuovo incidente al tornantino della Source: Meyrick, con la sua Audi, arriva lungo tamponando la Pescarolo di Jouanny, che a sua volta, finendo in testacoda, colpisce la Porsche n°88 e costringe al testacoda una Ferrari che sopraggiunge. Fortunatamente tutte le vetture sono in grado di ripartire e la gara può proseguire, ma per il pilota francese le speranze di una gara maiuscola finiscono di fatto qui. Anche la Ginetta della Quifer subisce dei danni in questa fase di autoscontri e sarà costretta ad una lunga sosta ai box per riparazioni. In testa alla gara intanto le Peugeot fanno il vuoto, con Minassian che a sua volta allunga sul compagno di squadra. Alle loro spalle Turner attacca a più riprese Fassler per la terza posizione mentre dietro di loro infuria la lotta tra Lapierre e Mucke per la quinta: il tedesco è determinatissimo ma nella foga di liberarsi dell’avversario finisce lungo alla Bus Stop, perdendone il contatto. Intanto, arrivati al ventesimo giro, in P2 la Porsche di Collard, superata in partenza da un paio di avversari, si riprende la leadership di categoria con un sorpasso su Pompidou, che inaspettatamente gira su tempi non troppo lontani da quelli della macchina tedesca: si ripete quanto visto lo scorso anno, con la Lola Judd unica vettura capace di tenere il ritmo imposto dalle Porsche. In GT1 rimangono in lizza per la vittoria solamente la Lamborghini e la Corvette, dopo una lunga sosta ai box della Aston Martin Jetalliance per la sostituzione dell’intera elettronica, mentre in GT2 i primi quattro (Lieb, Pilet, Bruni e Kaffer) sono racchiusi in soli 7”500.

Inizia il valzer dei Pit Stop, alla fine del quale Boullion, unico a non aver rifornito, si ritrova nei tubi di scarico di Minassian: tra i due si accende subito una lotta che avrà fine alcuni giri dopo con il rifornimento della Pescarolo.

La gara prosegue senza grosse sorprese fino al cinquantesimo giro, quando inizia la seconda serie di fermate ai box per rifornimenti e cambio pilota: sulla Peugeot n°7 sale Pagenaud mentre sull’altra 908 è il turno di Brabham. Il francese inizierà da subito una cavalcata solitaria, ma l’australiano si dovrà subito fermare ai box per una lunga sosta, dopo aver tamponato la Courage n°28 ed averla spedita fuori pista.

I diretti inseguitori vivono invece fortune alterne: Fassler, saldamente secondo, deve rientrare ai box per noie meccaniche e Belicchi riprenderà la pista soltanto due giri dopo. Si scatena una feroce lotta per la seconda piazza tra Ramos, Panis e Tinseau, fin quando Jouanny termina la sua corsa con un gran botto al Raidillon, innescando l’ennesima fase di neutralizzazione. Durante i 7 giri in cui la Safety Car rimane in pista, Pagenaud, Ramos, Panis e Charouz rientrano ai box per rifornire. Quando la gara ricomincia, la classifica è fortemente cambiata, con la Peugeot n°7 davanti a Tinseau, Panis, Ramos, Bakkerud e Charouz: il leader della corsa allunga facilmente anche perché alle sue spalle Tinseau è rallentato da Ortelli, che, pur essendo doppiato fa gioco di squadra per Panis. Così, quando dopo sette giri il pilota della Pescarolo rientra ai box, Olivier guadagna la seconda posizione con un margine di 40” sull’avversario.

La gara dei primi si stabilizza per una decina di giri, ma si ravviva tra le GT: in GT1 Alphand sfrutta un doppiaggio per infilare a Blanchimont la Lamborghini Murcielago e conquistare la prima posizione, che non abbandonerà più fino all’arrivo, mentre in GT2 la Porsche di Lieb è affetta da una foratura a Pouhon e lascia il primo posto alla Ferrari di Bell. Da qui in avanti le forature si susseguiranno a causa dei detriti lasciati in pista dalla Pescarolo n°17.

Ultimi cambi piloti intorno al novantacinquesimo giro, quando rientra la Safety car per togliere dalla pista la Ferrari della Easyrace, finita in testacoda a Fagnes: Klien sale sulla Peugeot, Lapierre sull’Oreca, Primat e Enge sulle Aston Martin, mentre al volante della Pescarolo resta Tinseau.

Nelle prime posizioni rimane accesa la battaglia tra Lapierre e Tinseau, separati da pochi secondi, ma proprio quando sembra che la situazione si sia definitivamente stabilizzata, il pilota dell’Oreca si tocca dapprima con l’Audi di Meyrick, e poi viene mandato in testacoda ad Eau rouge dalla WR Salini, lasciandosi sfilare dalla Pescarolo per il secondo posto e dalla Aston Martin di Enge per il terzo. L’altra vettura inglese, nelle mani di Primat, si tocca con una vettura più lenta a Les Combes e finirà soltanto quinta. Quando mancano solo 10 giri alla fine, Senna arriva a Blanchimont, si intraversa e finisce a muro con un botto spettacolare da cui esce indenne, ma con la macchina a pezzi.

In P2 battaglia fino all’ultimo giro tra la Porsche e la Lola dello Speedy Racing, divise alla fine da soli sette decimi, mentre terza è la vettura sopravvissuta della Racing Box, fortemente distanziata a causa di una foratura al penultimo giro. In GT2 anche la Ferrari del JMW fora uno pneumatico sul Kemmel a pochi giri dalla fine, e perde la leadership a favore della Porsche di Lieb e della Ferrari Modena. Ma una gara come questa non può finire così: alcune ore dopo la fine della gara, gli Steward dell’ACO escludono 4 vetture dalla classifica finale, tra le quali la Porsche di Lieb e la Lola Racing Box perché presentano danni vistosi e non rispecchiano lo stato iniziale della vettura. Vittoria dunque in GT2 per la Ferrari del team Modena, mentre in P2 sale al terzo posto la Pescarolo OAK Racing.

Prossimo impegno della Le Mans Series ad agosto, in Portogallo, mentre Connectingrod vi da appuntamento alla 1000 Chilometri del Nurburgring di fine agosto.

Marco Zanello

Galleria immagini

Tutti i nomi, i loghi e i marchi registrati citati o riportati appartengono ai rispettivi proprietari.
Tutti gli articoli, le fotografie e gli elementi grafici presenti in questo sito sono soggetti alle norme vigenti sul diritto d'autore; é quindi severamente vietato riprodurre o utilizzare anche parzialmente ogni elemento delle pagine in questione senza l'autorizzazione del responsabile del sito.

Graphic & Engineering by Fabio Carrera