Mugello Classic

25-27 aprile 2014

Memento audere semper

Dispiace dover scomodare personaggi del calibro di Gabriele d’Annunzio per raccontare le costanti difficoltà degli italiani nel diventare un popolo “civile”, di quelli che sanno apprezzare quanto di meglio venga loro proposto. Perché chi ama le auto d’epoca non può che inorridire nel constatare che gli abitanti del belpaese, celebre per aver dato i natali a numerosi marchi automobilistici di prestigio, disertano costantemente i grandi eventi dedicati alle auto d’epoca organizzati sui più importanti circuiti nostrani. L’assenza del pubblico, insieme ad un’organizzazione sin troppo Naif, ha portato alla cancellazione della Coppa Intereuropa, e lo stesso atteggiamento da parte di quelli che si definiscono “appassionati”, ha fatto si che un evento davvero importante quale il Mugello Classic, capace di proporre ben sette categorie che comprendevano dalle Formula Junior fino ai più potenti prototipi degli anni ’70, abbia avuto luogo in una cornice tanto suggestiva quanto disertata. E se fino allo scorso anno si era detto che tanto disinteresse era da imputarsi ai costi del biglietto di ingresso, che in periodi difficili fungevano da spauracchio, neppure la buona volontà degli organizzatori toscani nel lasciare ingresso libero alle tribune ha sortito qualche effetto positivo. Se il campionato italiano auto storiche, organizzato da Peroni, monopolista a livello nazionale sopravvive con grandi difficoltà, offrendo peraltro uno spettacolo mediocre, Peter Auto, leader indiscusso del settore, sembra ostinarsi ad organizzare un evento l’anno in terra italiana, nella convinzione che i nostri autodromi siano tra i più belli al mondo. In questo peraltro viene supportato dai piloti e dai collezionisti, ovviamente non italiani, che condividono la stessa convinzione e che anelano regalare uno spettacolo senza eguali sui nastri d’asfalto più impegnativi ed intrisi di storia del vecchio mondo: ma forse, a ben vedere, gli unici che hanno smesso di sognare in un momento così difficile siamo proprio noi, quelli che un tempo erano definiti i sognatori per eccellenza!

Trofeo Nastro Rosso

Rispetto alla scorsa edizione dell’Imola Classic, il numero di vetture iscritte a questa categoria è stato inferiore ma non si può dire altrettanto per il livello qualitativo. Oltre alla bellissima Ferrari 250 GT SWB Competizione SEFAC del 1961 portata in pista dal broker e collezionista svizzero Lukas Huni, naturale evoluzione della versione ’60 con l’obiettivo di vincere il titolo costruttori del campionato internazionale GT, sono scese in pista addirittura cinque tra Bizzarrini 5300GT e ISO Grifo A3C, l’interessantissima Morgan SLR, vettura poco conosciuta in quanto frutto dell’ingegno di singoli anziché della casa madre, e una affascinante Cooper-Maserati Monaco.

Subito fuori gioco lo specialista Gaye, con la Ferrari 275GTB, il magnate argentino Carlos Monteverde ha letteralmente dominato l’evento con la Ferrari 250LM che fu dell’Ecurie Francorchamps e che ottenne il secondo posto a Le Mans nel 1965 iscritta da Pierre Durnay. Per l’occasione ha ottenuto la Pole Position, il giro più veloce in entrambe le gare e la vittoria nella prima manche, dovendo rinunciare al bis soltanto a causa della rottura del gallone della ruota posteriore sinistra: fortunatamente l’incidente è accaduto nella zona delle curve Biondetti, dove le velocità sono moderate, permettendo al pilota di accostare riducendo al minimo i danni.

A giovarne è stato Elrich, vincitore di gara due con la Bizzarrini dopo il secondo posto di gara uno, mentre Vananty, con la sua ISO, dopo aver ottenuto il terzo posto in gara uno, ha rischiato di conquistare la seconda manche di misura prima di essere costretto al ritiro in contemporanea con Monteverde. I due gradini del podio rimasti liberi in gara due sono stati così occupati dal solito Davis, su Maserati 250S e dalla coppia Emberson-Wykeham proprio sulla Morgan.

Sixties' Endurance

Solita musica nella categoria riservata alle GT e alle Sport costruite tra la fine degli anni ’50 e la prima metà dei ’60.Le AC Cobra hanno infatti monopolizzato le prime posizioni sin dalla prima sessione di prove, impensierite soltanto dalla Jaguar E Type della coppia Monteverde-Pearson, sorprendentemente seconda sulla griglia di partenza alle spalle dei soliti Voyazides-Hadfield sulla versione ’64 del bolide americano. Al via i due piloti partiti dalla seconda fila, Mahe e Merlin, riescono a scattare meglio degli avversari sfruttando la potenza delle loro AC Cobra ma, mentre il primo guadagna la testa della corsa, il secondo non riesce ad avere la meglio sul poleman, che conserva la seconda posizione. Mentre Mahe inanella una lunga serie di giri veloci che gli consentono di allungare, i due inseguitori si perdono in una lotta intensa che anima la prima metà della gara, anche perché Monteverde dapprima commette un errore che lo estromette dalla lotta per le prime posizioni e successivamente si dovrà addirittura ritirare.

Mahe intanto incrementa il proprio margine con un ritmo di oltre un secondo a giro tant’è che quando, dopo soli cinquanta minuti di gara, Voyazides sfrutta l’apertura della finestra utile ad effettuare i pit-stop per cedere il volante ad Hadfield, il distacco dal leader è salito ad oltre 30”. Anche Mahe entra quasi subito ai box mentre Merlin tenta di restare in pista il più a lungo possibile ma, nella foga di non perdere il contatto con i primi finisce in testacoda alla Scarperia, ipotecando comunque il terzo gradino del podio.

Fino a mezz’ora dalla fine Hadfield non sembra nelle condizioni di raggiungere Mahe, ma nelle fasi finali l’inglese forza il ritmo incominciando a rosicchiare secondi ad ogni giro. A undici minuti dal termine il distacco è ridotto a meno di dieci secondi ma sul più bello Hadfield commette un errore ripiombando ad una ventina di secondi; le posizioni sembrano ormai definite ma Mahe rallenta ulteriormente, permettendo all’avversario di avvicinarsi pericolosamente e addirittura di passare nel giro finale, complice un doppiaggio difficile alle curve Biondetti che porta Mahe ad una digressione fuori pista. La gioia dei due vincitori viene presto smorzata dal collegio di direzione, che dopo aver controllato i tempi di fermata ai box, comminano loro 1 giro di penalità. Anche Mahe viene penalizzato di 1 minuto ma il vantaggio accumulato su Merlin gli consente di conquistare la vittoria finale, mentre Voyazides-Hadfield retrocedono in terza posizione.

Challenge Formule Storiche

Già parte dell’Imola Classic 2013, il campionato organizzato da Tommaso Gelmini ha aperto la stagione durante il Mugello Classic, ritagliandosi il dovuto successo con due gare entusiasmanti che hanno divertito non poco piloti ed addetti ai lavori. Per l’occasione non si sono viste particolari novità tra gli iscritti ma certo 26 monoposto al via rappresentano un ottimo risultato per una categoria nata cinque anni fa per riportare in pista le Formula Junior e le Formula 3 da 1.000cc nel nostro paese. Sin dalle prove è apparsa evidente la supremazia del francese Derossi su Chevron B17, due secondi e mezzo più veloce dell’italiano Ferrari, sulla ben più vecchia Branca FJ. Retrocesso al fondo dello schieramento Gustafson, sempre molto competitivo, per non aver portato in parco chiuso la monoposto alla fine della sessione di qualifiche.

In gara uno Ferrari e Traber (Brabham BT21) partivano meglio di Derossi ma il francese ben presto riprendeva il comando della corsa conquistando poi la vittoria con ampio margine. Alle sue spalle terminavano lo stesso Ferrari e lo svizzero Widmar, su Brabham BT18A, mentre Traber veniva costretto al ritiro a causa della rottura della guarnizione della testa del motore. Il lavoro febbrile dei meccanici nel corso della notte per riparare il problema, veniva tuttavia ben ripagato nella gara del giorno successivo, quando Traber conquistava una bella vittoria davanti a Slotine (Merlyn MK14A) e a Widmar. Da segnalare che l’esplosione del motore di una vettura arretrata e l’olio che conseguentemente si è riversato sulla la pista, ha costretto la direzione a chiudere la gara con bandiera rossa a cinque primi dalla fine: Derossi, dapprima penalizzato per partenza anticipata con un drive through era vittima dell’olio a tre giri dalla fine mentre Ferrari, finito poi quarto, perdeva la seconda posizione all’ultima tornata per la stessa ragione.

F3 Classic

Solita schiera di belle vetture nel campionato gestito da Vallery-Masson, nonostante le innegabili difficoltà del settore. Vivo interesse ha destato la Ralt RT3 Alfa Romeo portata in pista da Lafargue che, condotta nel 1983 da Pierluigi Martini, si impose nel campionato europeo di Formula 3. Nel corso delle qualifiche il miglior tempo è ottenuto da Gerboud, sulla Ralt che fu di Gerhard Berger, davanti a Eynard-Machet sulla Martini di Philippe Alliot. Il poleman ha vanificato questo risultato con partenza anticipata in entrambe le gare, venendo penalizzato di 30” in gara uno e con un drive through in gara due. Gara uno si conclude quindi con la vittoria a tavolino di Eynard Machet ed il secondo posto di Lajoux (Chevron B43), gli unici che per tutta la gara avevano resistito al ritmo di Gerboud. Terzo Bianco su Ralt RT3, autore di una gara entusiasmante in compagnia di Dousse e di Leone, entrambi costretti al ritiro nelle ultime tornate.

Gara 2, a chiusura della manifestazione, offre l’unica gara bagnata del fine settimana, anche se le condizioni del circuito non destano alcuna preoccupazione per i piloti. Nei primi giri la gara vive del recupero di Gerboud e Leone, che si portano in testa alla gara ma, nonostante la penalizzazione al primo, con l’asciugarsi della pista l’italiano non riesce a contenere il ritorno di Eynard Machet, che negli ultimi giri si prende anche il lusso di staccare gli avversari concludendo in solitaria. Terzo Lejoux, autore ancora una volta di una corsa consistente.

XL Formula/Boss GP

Le croniche difficoltà che interessano da tempo le categorie riservate alle monoposto più recenti ha portato alla scelta di tentare un unione delle due organizzazioni per portare in pista qualche iscritto in più. Come risultato soltanto una ventina tra GP2 e Formula Renault 3500, peraltro tutte provenienti dalla ormai decaduta Boss GP: l’unica XL Formula che doveva scendere in pista, la Indycar ex Montoya oggi proprietà di Vallery-Masson, non è stata infatti autorizzata a prendere la pista a causa della pericolosità della tipologia di carburante utilizzato. Parlando con gli organizzatori è scaturita la volontà di proseguire con queste tipologie di vetture propedeutiche, mentre con tutta probabilità le troppo costose Formula 1 e Champcar non faranno più parte del gruppo. Per la cronaca le due gare con partenza lanciata, hanno registrato la doppia vittoria di Hauser con ampio margine sugli avversari.

Alfa Revival Cup

Un discreto numero di Giulia Sprint, GTV e GTAM hanno contraddistinto la prima prova del campionato 2014: il campionato non vive certo il suo momento migliore ed il livello qualitativo delle vetture scese in pista lo ha confermato, ma va apprezzata la buona volontà degli organizzatori e dei piloti nel portare avanti questa realtà. La gara singola di un’ora ha registrato la vittoria di Arnaldi su GTAM gr.5, già autore della Pole position, davanti a Moramarco e alla coppia Barraco-Chiaramonte, la cui Giulietta Sprint ha corso in condizioni rimaneggiate dopo un brutto tamponamento occorso durante le prove libere.

Marco Zanello
Fotografie di Marco e Giacomo Zanello

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