In un caldo week-end di fine giugno il Mont Ventoux è stato teatro della terza edizione del Ronde de Ventoux, rievocazione storica della celebre corsa in salita che si svolse tra il 1902 e il 1976, e che ebbe tra i vincitori nomi come Boillot, Divo, Caracciola, Stuck, Manzon, Trintignant, Scarfiotti, Herrmann e molti altri ancora. Organizzata da Peter Auto, questa rievocazione ha vissuto un’edizione di prova nel 2001, per poi essere ufficialmente riorganizzata a partire dal 2009 con cadenza biennale, riservata a vetture che abbiano corso la celebre corsa o che abbiano un particolare valore storico, il cui elenco è stato pubblicato dagli stessi organizzatori.
A rendere particolarmente apprezzata questa manifestazione è il contesto nel quale si corre: il Gigante della Provenza, nome con cui i francesi chiamano il Mont Ventoux, rappresenta uno degli ambienti montani più suggestivi d’Europa, con una vegetazione particolarmente varia, in parte naturale in parte dovuta ad artifizi dell’uomo, e con il Mistral che ne fende la vetta a velocità spesso superiori ai 160 km/h, lasciando la sommità praticamente spoglia.
Il percorso utilizzato per questa edizione, così come succedeva per la leggendaria corsa in salita, è quello più arduo, che unisce il caratteristico villaggio di Bedoin, adagiato ai piedi del massiccio, al Col des Tempetes, inerpicandosi per 21,6 chilometri fino all’altezza di 1912 m, affiancato da un paesaggio che muta profondamente man mano che si avanza, passando dagli iniziali vigneti, alla fitta foresta di cedri, pini e faggi, fino alle bianche pietraie arse dal sole e spesso battute dal Mistral che caratterizzano il Col des Tempetes e che tanto lo fanno rassomigliare ad un paesaggio lunare.
Al via ben 75 equipaggi, suddivisi tra la categoria competizione e quella regolarità, con l’obiettivo comune di percorrere per cinque volte un percorso di 50 km, comprensivo di una prova speciale su strada chiusa al traffico tra St. Esteve e la cima del Mont Ventoux, mentre la discesa verso il riordino di Bedoin è stata effettuata attraverso la piccola comunità medioevale di Malaucene. Le regine della manifestazione sono state le Porsche 906 e 910, che sin dalla prima giornata si sono date battaglia per la vittoria nella categoria competizione. Alla fine l’ha spuntata Romain Rocher sulla sua 906, che ha preceduto la Porsche 910 di Cochin per soli 25”, 20 dei quali di penalità per ritardo al controllo orario di St.Esteve, uno dei punti più caratteristici del percorso, nel corso del secondo passaggio. Molto combattuta anche la categoria riservata alle pre’66, con vittoria di Dominique Guenat su AC Cobra, costretto agli straordinari per tenere dietro la Ford GT40 dei Mason Styrron. Pochi invece gli iscritti tra le vetture costruite tra il ’66 e il ‘71, con vittoria dei Malaviolle su una bella Chevrolet Camaro, particolarmente a suo agio sui lunghi rettilinei del percorso. Diverso invece il discorso per la classifica generale corretta con gli indici di prestaione che ha fortemente penalizzato le vetture più veloci, offrendo la vittoria ad Albert Otten alla guida di una BMW 328.
Uno sguardo lo meritano anche le iscritte alla regolarità, soprattutto per la partecipazione della Talbot Lago Sport che nelle mani di Pierre Levegh ottenne la Pole Position al Gran Premio di Monaco riservato alle vetture Sport e che condusse la 24 ore di Le Mans 1952 fino a due ore dal termine, oggi di proprietà di un collezionista spagnolo. La vittoria di questa categoria è andata alla coppia Baud-Billot su Austin Healey 3000 che ha preceduto di soli 39 secondi la Porsche 914 di Cleon-Aubin, nonostante una penalità di 10”.
GHI | Regularité | Performance | VHC |
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