In un anno nel quale sono andate sviluppandosi manifestazioni riservate alle auto storiche in tutta Europa, c’era molta attesa per l’unico vero appuntamento italiano che, negli ultimi anni, grazie agli sforzi degli organizzatori, era cresciuto di importanza e interesse. A conti fatti invece la 59° edizione della Coppa Intereuropa è ritornata ai livelli di qualche anno fa, quando veniva snobbata dalla maggior parte dei concorrenti stranieri e questo nonostante la presenza di molte categorie prestigiose. Sicuramente la manifestazione è stata penalizzata dall’essere organizzata nel fine settimana successivo la Spa Classic e precedente la 24 ore di Le Mans, così come dall’aver perso, rispetto alla scorsa edizione, la Classic Endurance Racing e la Formula 3 Classic, ma è certo che l’organizzazione ha fatto piuttosto poco per rimediare. Soprattutto è sembrata mancare una corretta promozione che portasse il pubblico in pista: sulle tribune si sono visti soltanto 3.500 spettatori e nonostante questo, alcuni solerti controllori si sono preoccupati di far uscire dall’autodromo intere famiglie ree di non possedere il biglietto. Il Padiglione del Festival dell'Autodromo, come sempre riservato a venditori di ricambi e Automobilia, è stato animato da pochi banchi perlopiù poco interessanti, le parate dei Club hanno contato una partecipazione in calo, e la De Angelis Parade, esibizione commemorativa in onore di Elio De Angelis a 25 anni dalla sua morte, che doveva portare sull’autodromo celebri nomi del passato, è stata pressoché disertata: così il sabato hanno preso la pista per un paio di passaggi due sole vetture, la Lotus 71 e la 81, quest’ultima vincitrice del Gran Premio d’Austria dell’82, guidate per l’occasione dai meritevoli Beppe Gabbiani ed Emanuele Pirro, affiancati nella celebrazione dagli intramontabili Ezio Zermiani e Gianfranco Palazzoli, due icone di un automobilismo fatto di passione che, almeno in Italia, sembra definitivamente tramontato.
Come d’abitudine sono state molte le vetture al via nella categoria organizzata dalla Scuderia del Portello ma, differentemente da quanto avvenuto nelle passate edizioni non vi è stata la solita lotta per la vittoria, con Sordi, su Alfa Romeo 1750 GTAM capace di mettere in fila tutti gli avversari e di cogliere due perentori successi. Il secondo posto nella classifica finale è andato a Vogel su Alfa Romeo GTA mentre al terzo posto è giunto Shaw su una 1750 GT, già protagonista nel 2010. Da segnalare l’ennesima partecipazione di Arturo Merzario su Giulietta, finito comunque nelle retrovie.
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La gara riservata alle vetture con cilindrata inferiore ai 2 litri costruite prima del 1967 ha come sempre visto ai nastri di partenza un gran numero di Ford Lotus Cortina, Alfa Romeo GTA e BMW 1800 TiSA. La gara, prevista la domenica pomeriggio su una durata di un ora, si è corsa su pista bagnata a seguito di un temporale che ha interessato l’are dell’autodromo nell’ora precedente il via.
Ad approfittare della pista umica è stato Richard Shaw su BMW 1800 TiSA che, già autore della Pole, ha osato più degli avversari nel corso dei primi giri, riuscendo ad accumulare un considerevole vantaggio sugli avversari. Alle sue spalle Furiani su GTA, l’unico a riuscire a contenere il distacco dal primo, è costretto ai box nel corso del quarto passaggio e di li a poco si a poco alzerà bandiera bianca: la lotta per il secondo posto interessa allora Vojazides e Kremer e Monteverde, tutti su Cortina. Si arriva alle fermate obbligatorie con Shaw che lascia la vettura a Jackie Oliver con un margine di una quarantina di secondi su Hadfield, subentrato a Vojazides, che inizia subito a realizzare i migliori tempi, assicurandosi la seconda posizione e tentando di recuperare sulla BMW. Ma le speranze dell’inglese durano poco, con Oliver che alza il proprio ritmo difendendo il vantaggio fin sotto la bandiera a scacchi. Terza la coppia Monteverde Pearson, che precede di un solo secondo la BMW della coppia Clark-Finburgh.
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La categoria dedicata alle vetture Gt e Sport costruite fino alla metà degli anni '60 anche quest’anno ha visto dominare le vetture inglesi, anche se per una volta a vincere non è stata una AC Cobra. Al via soltanto 33 vetture, un numero decisamente basso per questa categoria, ma non sono mancate le Jaguar E Type, una Aston Martin DP214, Porsche 356 e 911, Lotus 11 e Chevrolet Corvette, a differenza dei marchi italiani, assenti in questa edizione. In pista, la coppia Stretton-Minshaw su Jaguar Type E è scattata bene dalla seconda posizione, mettendosi dietro la Cobra di Hall-Hill, autori della Pole, e tenendoli dietro fino a 5 giri dal termine, quando la più veloce vettura americana trovava un varco. Incredibilmente però già il giro successivo i nuovi leader sono stati costretti al ritiro, lasciando agli inglesi la vittoria, davanti all’altra Type E di Clark-Smith, staccata di quasi 2’ e alla AC Cobra di Tromans-Wolfe.
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Si sperava che i pochi iscritti della Navarra fossero stati conseguenza della relativa giovinezza di questa categoria ed invece anche a Monza sono state iscritte soltanto 6 vetture. Via Francioni che in Navarra aveva partecipato soltanto per fare numero, a Monza si sono viste in pista la McLaren M8F dell’olandese Champagne e la March 707 di Tullio, anche se quest’ultima ha percorso soltanto due giri in qualifica. Nelle due gare previste, corse l’una sotto un diluvio, l’altra sotto un caldo sole al tramonto, in pista sono scese soltanto quattro Can Am, con Champagne dominatore incontrastato di entrambe le manche: Schleifer, l’oranizzatore di questa serie, si è così dovuto accontentare di due secondi posti.
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La categoria nata ad inizio anno per volere di Carol Spagg e Jason Wrighte con quattro appuntamenti in calendario, ciascuno dei quali da 250km, per un totale, a fine stagione, di 1000km, è approdata sul circuito brianzolo dopo il fortunato debutto di Donington. In pista le Sport Prototipo costruite dal 1964 al 1971, quelli che molti considerano gli anni d’oro del Mondiale Marche, tra le quali le Lola T70, le Ford Gt40 e una bellissima AlfaRomeo 33/3 portata in pista da Marco Cajani, vettura che nel lontano 1971 si aggiudicò la Targa Florio. Dopo la Pole ottenuta da Stretton su Lola T70, poi costretto al ritiro in gara 1 per problemi al motore, le due gare previste sono state appannaggio della coppia Voyazides- Hadfield su Lola T70, che ha preceduto la coppia Wright-Gans e Rosina su vetture gemelle in gara 1, mentre in gara due è stato Rosina a conquistare la seconda piazza proprio davanti alla coppia italo-svizzera.
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Con solo sette vetture al via, è stata probabilmente la categoria più deludente, anche erchè lo scorso anno, quando era stata appena creata, aveva portato in pista quasi dieci vetture in più. Nelle due manche previste Monteverde, sulla bellissimi e velocissima Ferrari 512M, ha dominato, mentre Rossi di Montelera su Abarth Osella PA1, unico serio avversario del brasiliano, si è ritirato nel corso in gara 1 dopo un testacoda alla prima di Lesmo.
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Nata addirittura nel 1979, la Historic Grand Prix Cars Association rappresenta una delle organizzazioni più professionali nel panorama delle auto storiche ed organizza ormai da anni un buon numero di eventi da corrersi per la maggior parte in Inghilterra ma non disdegnando neppure i più importanti circuiti europei come Monza, Spa e Nurburgring. Protagoniste sono le monoposto di F1 e F2,Tasman e Indianapolis pre’66. Al via della prova monzese ben 30 vetture, tra le quali uno splendido esemplare di Aston Martin DBR4, direttamente derivata dalla DBR1, e una replica della Ferrari 156 nella versione bocca di squalo con la quale P.Hill si aggiudicò il campionato del mondo 1961, riprodotta con pezzi e su disegni originali. Nelle due combattutissime gare, le vittorie sono andate a Peter Horsman su Lotus 18/21, e a John Harper su Brabham Bt4. Le monoposto con motore da 1500cc. iscritte a questa categoria, sono state protagoniste anche del Phil Hill Trophy, corso il sabato pomeriggio su pista bagnata, con vittoria di Mark Piercy su Lola Mk4 che ha di poco preceduto Sidney Hoole su Cooper T66.
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Da sempre la categoria riservata alle Formula 2 regala gare decisamente combattute e anche quest’anno non ha fatto mancare le emozioni grazie al numero di partecipanti, in linea con gli anni scorsi, sulle solite Ralt, March, Chevron e Brabham. In qualifica la Pole è andata a Watts su March 772, decisamente a suo agio sul circuito brianzolo, ma in gara 1, il britannico ha dovuto cedere la vittoria a Peter su Ralt Rt1, mentre Stretton, al comando fino a tre giri dal termine è stato costretto al ritiro. Watt ha però portato alla vittoria la sua March 772 in gara 2 grazie a un bel sorpasso proprio sulla March 752 di Stretton nelle battute finali, e al prematuro ritiro di Peter nel corso del primo giro.
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Da sempre corsa regina di questa manifestazione, la F1 storica vive quest’anno una realtà molto difficile, con le varie prove disertate dalla maggior parte dei piloti protagonisti nelle passate edizioni. A Monza si sono presentate soltanto quattordici vetture, tre delle qali fuori già nel corso delle prove: Verdun-Roe ha accusato problemi alla pompa della benzina nella sessione di prove libere ed è stato costretto a dare forfait, mentre un brutto incidente all’altezza della variante della Roggia nel corso della seconda sessione ha messo fuori gioco la Arrows A4 di Abbott. Quaggia dal canto suo ha dovuto rinunciare alla gara di casa per la rottura del motore. La domenica quando gli undici protagonisti si posizionano sullo schieramento, la pista è ancora bagnata: tutti montato gomme da pioggia ad esclusione di Collins che sulla sua Lotus 81 opta per le slick, confidando sulla pista che andrà asciugandosi nel corso dei 12 passaggi previsti.
Al via Hartley, passato quest’anno ad una Arrows A4, sfrutta la Pole per transitare primo alla prima variante, seguito da D’Aubreby su Tyrrell 012, autore di una bella partenza, da Eyre su Williams Fw08 e da Kubota, vincitore a Monza nel 2010, su March 761. Intanto Collins incontra qualche ovvia difficoltà, e si ritrova a navigare nelle ultime posizioni. La gara, soporifera nei primi giri, si anima dal quinto passaggio, quando Hartley si ritira per una foratura alla prima di Lesmo, mentre Collin comincia improvvisamente a recuperare facendo registrare il miglior giro in gara. In pochi passaggi l’inglese si ritrova negli scarichi di Eyre, riuscendolo a passare nel corso del nono giro e, conscio di poter girare 4-5 secondi più veloce di d’Aubreby, tenta il tutto per tutto. La foga gli gioca però un brutto tiro e di li a poco, finirà in testacoda alla variante Ascari, rinunciando non solo alla vittoria ma anche al podio, terminando soltanto sesto. Con Kubota fuori per problemi al motore, Eyre conquista un meritato secondo posto e Barber su Fittipaldi F5A2 il terzo gradino del podio.
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