La Quinta edizione del Gran Premio Storico di Monaco, svoltasi sulle stradine del Principato il 20 e 21 maggio scorsi ha consacrato una volta di più la leadership di questo evento tra le competizioni per Formula 1 storiche in Europa. Un evento che trova soltanto nel Goodwood Revival Festival e nella Le Mans Classique due degni rivali che, tuttavia, per la loro stessa natura poco si prestano a confronti diretti: se però proprio dovessimo spingerci in giudizi, allora potremmo dire che se da un lato, rispetto all'evento inglese, il livello storico dei pezzi presentati è meno ricco, dall'altro il clima di competizione che si respira nel principato meglio riporta al contesto storico nel quale questi bolidi hanno dato vita a duelli memorabili. Il resto poi lo fa Monaco stesso, con il suo anacronistico Toboga affiancato via-via da alberghi lussuosi, vetrine da sogno e yacht luccicanti ancorati alle banchine di un lungomare in continua espansione.
E pensare che dieci anni addietro, l'idea di una competizione per auto d'epoca da svolgersi sul circuito del principato era nata come un'una tantum per commemorare, insieme a decine di altri eventi, i 700 anni dalla presa da parte di Francesco Grimaldi della rocca di Monaco ai danni dei genovesi: un evento che l'Automobile Club sapeva sarebbe stato molto apprezzato dall'allora Principe regnante Ranieri III, da sempre collezionista di auto d'epoca e profondo amante degli sport automobilistici. La manifestazione, svoltasi il 3 e 4 maggio 1997, previde sette diverse categorie per altrettante competizioni, con vetture costruite tra la fine degli anni '20 e il 1967. Non mancarono volti noti dell'automobilismo di ieri come Sir Stirling Moss, Phil Hill e Maurice Trintignant che affiancarono specialisti di competizioni per auto storiche come Martin Stretton, Duncan Dayton e Joachim Folch-Rusinol: ne scaturì un grande successo dal carattere tuttavia del tutto eccezionale. Per due anni nessuno parlò più di un gp storico poi, con l'arrivo del 2000, l'ACM decise che, per festeggiare il passaggio del millennio, se ne sarebbe potuta organizzare una nuova edizione: a conti fatti fu proprio ciò a trasformare l'evento eccezionale in appuntamento biennale. Dopo quanto si era visto nelle ultime tre edizioni, era logico attendersi uno spettacolo unico nel suo genere, ma neppure i più ottimisti avrebbero potuto immaginare un fine settimana così ricco di emozioni e di successo, scandito da gare al fulmicotone cui hanno assistito migliaia di spettatori assiepati sulle tribune.
Dopo un'edizione riservata alle vetture costruite entro il 1961 con motore anteriore, il 2006 ha rivisto in pista vetture da formula cadetta a motore posteriore. Il più soddisfatto per questo ritorno alle origini è stato senza ombra di dubbio il britannico Denis Welch, già vincitore con la sua Merlyn delle edizioni del 2000 e 2002, che dopo l'assenza forzata del 2004 si è potuto ripresentare nel principato con ambizioni da alloro. A contendergli la vittoria, a causa dell'assenza di Michael Schryver, il solo Joe Colasacco vincitore dell'edizione del 2004 e presentatosi per l'occasione con una splendida Stanguellini Delfino.
Le prove della mattina lasciavano tuttavia un pò di perplessità negli addetti ai lavori: Welch staccava il miglior giro in 1:56.351 mentre Colasacco era staccato di 2"786 preceduto anche dal monegasco Mussa con la sua Brabham BT2. La sessione del pomeriggio arrideva però all'americano, che potendo utilizzare a differenza dell'inglese tutti e 20 i minuti, riusciva a costruire un giro perfetto e a fermare il cronometro sull' 1:54.526, conquistando la Pole Position. Per Welch, come già anticipato, grossi problemi che lo costringevano a percorrere un solo giro lanciato con il quale riusciva a migliorarsi di qualche decimo, conservando la seconda posizione. In seconda fila si piazzavano Faggionato e Jowsey, entrambi su Lotus 22 mentre Mussa si doveva accontentare della terza fila affiancato da Marzatico con la sua Branca.
Prove terminate alle 14.50 ed ecco che la gara si decide nell'ufficio degli Stewarts: Denis si presenta con un doppio ricorso contro Joe! Si inizia con l'accusa che il motore dell'americano sia stato aumentato di cilindrata, e si continua con l'annotazionne che la Stanguellini monta ammortizzatori in alluminio, non esistenti nel 1963. Per Louis Jezequelou, presidente dei Commissari Sportivi non ci sono alternative se non quella di escludere l'americano dal Grand Prix. La lotta per la vittoria di fatto finisce qui: domenica mattina a Welch non resta che fare una buona partenza e involarsi verso la terza vittoria in questa categoria precedendo Jowsey di 12"606. Appassionante invece la lotta per il terzo gradino del podio, con Mussa che sul traguardo precedeva di un solo secondo il britannico Fyda su Lotus 22 e l'altro monegasco Hein, anch'egli su Lotus.
Se tra tutti i piloti c'era qualcuno che aspettava con frenesia la quinta edizione del Gp storico, questi di sicuro era John Ure. Il britannico, già vincitore per due volte della categoria vetture da Grand Prix precedenti il 1947 alla guida della sua splendida Era type B, nel 2004 aveva portato a Monaco un'esemplare di Frazer Nash Le Mans Mk2 desideroso di imporsi anche nella categoria Sport. Per sua sfortuna Flavien Marcais, con la sua Jaguar C type, monopolizzo la competizione, infliggendo pesantissimi ritardi agli avversari sia in prova che in gara, Ure compreso.
Ritornato quest'anno quanto mai desideroso di imporsi, tanto da rinunciare alla guida della Era, John ha avuto ancora una volta nelle Jaguar C type le sue peggiori avversarie. Primo in entrambi i turni di prove, ha eguagliato nella prima sessione il record precedente detenuto proprio da Marcais, garantendosi così la pole position per l'indomani. Al secondo posto la prima Jaguar condotta da Webb e alle loro spalle McGuire su Gordini e Friedrichs su Aston Martin.
Il giorno della gara al via Minshaw su Jaguar, partito dalla sesta piazza, fa la partenza della vita e passa per primo a St. Devote, precedendo il detentore della Pole: ma è gloria breve perché a Massenet l'inglese si riprende il maltolto, infilando l'avversario all'interno. Qualche giro dopo anche Wenman, su Jaguar C type passa e va a conquistarsi una meritata seconda posizione. Per Minshaw non resta che difendersi dalla pressione di Friedrichs e conquistare il gradino più basso del podio. Sul podio John Ure può felicemente alzare la coppa del vincitore conscio di essere l'unico pilota insieme a Dayton e a Stretton ad aver vinto a Montecarlo in due differenti categorie.
Nata a partire dal 2004, questa classe è stata ricavata accorpando due categorie che avevano contraddistinto le prime tre edizioni del Gran Premio storico: la "vetture Grand Prix biposto pre 1934" e la "vetture Grand Prix pre 1952". Favorito della categoria il tedesco Stefan Schollwoeck, alla guida di una Maserati 6CM con la quale aveva ottenuto un ottimo secondo posto nel 2004: suoi più temibili avversari appaiono da subito i piloti alla guida delle Era A e B, tra i quali lo svizzero Jost Wildbolz. La sessione di prove mattutina non fa che confermare questa tendenza con lo svizzero, secondo, che precede il tedesco di 1". Gli altri piloti delle vetture inglesi non stanno però a guardare: Raider Ott ottiene il provvisorio miglior tempo, mentre gli americani Landy e Dowling ottengono rispettivamente il quarto e quinto tempo. Ma si sa, più le auto sono vecchie, più i problemi ti aspettano dietro l'angolo ed ecco che all'inizio delle prove pomeridiane Wildbolz non è in pista: il cambio della sua Era si è messo a fare i capricci già a metà della sessione mattutina. Per lui è un triste addio ai sogni di gloria. Nel corso delle prove del pomeriggio Schollwoeck la fa da padrone, ottenendo il miglior tempo in 2'05"045, seguito da Ott che non riesce a migliorare il tempo staccato in mattinata, Landy che scende sotto il 2'09 e Fink che con la sua stupenda Alfa Romeo P3 si mette dietro molte vetture ben più recenti.
Domenica mattina allo scattare del semaforo verde il tedesco prende la testa allungando da subito su Ott, Landy, Dowlinge e Fink, tanto che alla curva del tabaccaio il suo vantaggio è già di circa tre secondi. Per lui il resto della gara sarà una passerella, ma non altrettanto si potrà dire per i suoi inseguitori.
Landy pressa subito Ott e al quarto giro riesce a passarlo issandosi in seconda posizione, mentre Bowling ha il suo bel daffare per tenere a bada un Fink quanto mai in forma, che a metà gara riuscirà anche a superarlo prima di dover cedere alla maggior maneggevolezza della vettura avversaria. Alla fine sarà Ott a salire sul terzo gradino del podio, all'ombra di Schollwoeck che proprio all'ultimo giro farà registrare il miglior tempo della corsa.
Favoriti di questa categoria Duncan Dayton e Joaquin Folch che già avevano duramente battagliato nell'edizione del 2004, giungendo al traguardo divisi da soli 2". Per gli altri obiettivamente le speranze di vittoria sono da subito ridotte al lumicino. Le due sessioni di prove confermano il duello serrato tra i due piloti alla guida delle Lotus 16, divisi alla fine da 0"456: dietro di loro l'abisso, con la Connaught B di Wigley e Baxter su Tec-Mec in seconda fila a 5". Alla categoria è iscritto anche Stirling Moss, ancora una volta deciso a battersi lungo le stradine del principato alla guida di una Ferguson P99 quattro ruote motrici, ma per sua sfortuna, nel corso della prima sessione, dapprima si presenta un fastidioso problema ai freni, poi si rompe un semiasse anteriore che lo costringe al ritiro. Al via Dayton passa a St. Devote davanti a tutti, seguito da Folch, Koster con la sua Maserati 250F, autore di una splendida partenza, Baxter e Wigley.
Dietro di loro si vivono attimi di paura quando Albuquerque su Maserati 250F, schiacciato contro il guard rail vola sulle ruote della Connaught C di Steele ricadendo sul cofano della medesima: la collisione costringe entrambi al ritiro ma fortunatamente i piloti escono incolumi dalle rispettive vetture. Baxter passa subito Koster e si avvicina minaccioso agli scarichi di Folch che stà perdendo contatto con Dayton: di li a poche centinaia di metri lo spagnolo parcheggerà la sua vettura a bordo pista salutando la carovana. Baxter a questo punto tenta di mantenere inalterato il distacco da Dayton, ma ben presto si rende conto che con il materiale di cui dispone miracoli non se ne possono fare. Dietro di loro anche Wigley ha la meglio su Koster e si installa saldamente in terza posizione finchè, al quarto giro, non sarà costretto alla resa. Nel corso del terzo passaggio Koster va in testacoda alla chicane e a stento riesce a ripartire prima di essere superato da Smith con la Ferrari 246: paradossalmente il giro successivo si ritroverà terzo.
Con Dayton che davanti a tutti viaggia ad un ritmo forsennato e Baxter che conserva indisturbato il secondo posto, gli ultimi 5 giri della gara vivono del doppio duello tra Koster e Smith per il terzo posto e tra Nuthall su Alta F2 e Grant su Cooper MK2 per il quinto. Alla fine l'americano taglierà il traguardo con 30" circa di vantaggio su Baxter mentre terzo giungerà Koster, capace di resistere agli attacchi della Ferrari. Per Dayton è il quinto sigillo ottenuto a Monaco in 5 edizioni.
Solitamente protagonista alla guida delle Formula Junior, quest'anno Michael Schryver si è presentato alla guida di una Lotus 18, portata in corsa all'epoca da Clark e Surtees, sicuro più che mai di poter succedere nell'albo d'oro della categoria a Duncan Dayton. Suoi più temibili avversari James King, al volante di una Brabham BT7, Robert Lamplough su Lotus 33 oltre alle Cooper di Wigley e Cannell. Sono poi inscritti dei veri gioielli quali una BRP motorizzata BRM e l'unica Scirocco a partecipare ad un Gran Premio di Formula 1. Già dalle prime prove Schryver detta legge, seguito da King e Cannell. Stessa storia nella seconda sessione, con Schryver che realizza il record per la categoria in 1'53"611: dietro di lui ancora King, staccato di 2"4. Seconda fila tutta Cooper con Wigley e Cannell mentre solo quinto Lamplough nonostante sia alla guida della miglior macchina del lotto. Anche questa categoria riserva però una sorpresa: la domenica, dopo essersi schierato sullo schieramento Schryver denuncia un problema al cambio che costringe i commissari a spingerlo nella corsia box. L'inglese prenderà il via ma sarà costretto al ritiro nel corso del primo giro. Al via King si fa sfilare da Wigley con Cannell agevolmente terzo.
Brutta partenza invece per Lamplough che retrocede in settima posizione. Due giri dopo, nel tentativo di superare la Lotus 21 di Ricketts al casinò, si ritroverà fermo contro le barriere, costringendo la direzione a far entrare in pista la Safety Car. Alla ripartenza Cannell si fa sotto a King e dopo alcuni tentativi riesce a passarlo. Gli ultimi giri vedono Wigley andare meritatamente a guadagnarsi la corona d'alloro mentre Cannell farà buona guardia dal ritorno di King e andrà a conquistare la seconda piazza.
Nuova sfida per Dayton e Folch, questa volta alla guida di un Brabham BT33 e una McLaren M23, ma l'attenzione del pubblico viene catturata dagli splendidi bolidi iscritti: Tyrrell 001, Amon F101, Ferrari 312B3 e Lotus 49B solo per fare dei nomi. Nel corso della prima sessione di prove Dayton ottiene il miglior tempo davanti a Folch, Perkins su Surtees TS16, Nicolet su BRM P201 e Rossi di Monterlera su Brabham BT 42/3. Nella seconda sessione continua la sfida tra l'americano e lo spagnolo mentre alle loro spalle Nicolet lima ad ogni giro qualche decimo, arrivando ad occupare saldamente il terzo posto seguito da Rossi. Ma il francese sembra non accontentarsi e all'inizio dell'ultimo minuto di prove si lancia ancora una volta sulla salita del casinò per un nuovo giro veloce ma, giunto all'altezza di Beau Rivale si trova davanti Andrea Burani alla guida della Mclaren M19A: Nicolet tenta di passare all'esterno ma Burani non lascia strada, le due vetture si agganciano e puntano verso le barriere di sinistra. Lo schianto è terribile ed entrambe le vetture percorrono un centinaio di metri prima di fermarsi, costringendo la direzione di corsa ad esporre la bandiera a scacchi anzitempo: dopo alcuni secondi i due piloti escono incolumi ma un po' intontiti da ciò che resta delle loro monoposto.
Il giorno successivo, intervistato dal sottoscritto Burani giustificherà la sua condotta facendo osservare che in quel punto è praticamente impossibile superare e proprio non si aspettava la manovra di Nicolet. I loro posti sullo schieramento rimarranno tristemente vuoti. La domenica al via Dayton parte bene sfilando primo a St. Devote, seguito da Folch, Perkins, Wrigley su March 711, Knapfield su BT42, Delane su Tyrrell 001 e Rossi di Monterlera, partito davvero male. Tutto stabile fino al quarto giro quando Prandina, su Tecno, sbaglia l'ingresso a Massenet finendo contro le barriere ad oltre 200Km/h.
Entra in pista la Safety Car che rimarrà in pista per tre giri. Alla ripartenza Dayton resta primo ma non riesce ad allungare su Folch che lo tallona a non più di 2". All'inizio dell'ultimo giro Dayton si trova davanti Lamplough e Baker che non gli danno strada: sopraggiunge Folch che infila l'americano e tenta di fuggire verso la vittoria. Ma Duncan non si da per vinto e alla chicane del mare tira la frenata passando Folch che tuttavia taglia la chicane e si ritrova ancora in testa, posizione che non lascerà fino al traguardo.Dietro di loro Perkins resiste al forcing finale di Rossi di Monterlera, autore di una gara maiuscola. Piloti sul podio ed ecco arrivare la decisione degli stewarts: dieci secondi di penalità a Folch per taglio di chicane e vittoria di Duncan, sesto sigillo nel principato.
Classe regina della manifestazione, ha in Martin Stretton e la sua Tyrrell P34 i favoriti per la vittoria finale. Il pilota inglese ha vinto le ultime due edizioni e parte con i favori del pronostico, ma già scorrendo l'elenco degli iscritti ci si rende conto che il suo compito sarà tutt'altro che agevole. La prima sessione vede Edwards su Penske PC3 realizzare il giro più veloce a soli sei decimi dalla pole della scorsa edizione. Seguono poi Stretton, autore di un fuori pista a St. Devote, Hadfield su Penske e Bosch su Ferrari 312T3. Seconda sessione di prove al cardiopalma, con tutti i migliori da subito in pista alla caccia della Penske che, tuttavia confermerà la Pole abbassando il record della classe sull'1'34"062: dietro di lui Stretton ferma i cronometri a quattro decimi, seguito da Hadfield e Baker su Shadow DN5. La domenica al via Stretton indovina una superba partenza che gli consente di passare in testa alla prima curva.
Dietro di lui Edwards, Hadfield, Baker, Bosch e Richelmi su Ensign N175. Le vetture sfilano al casinò ed ecco che il Beau Rivage miete nuove vittime: Wuensch su Wolf e Williams su March si toccano e finiscono contro le barriere ritirandosi anzitempo. Safety Car in pista dove resterà fino al terzo giro. Alla ripartenza tutto normale tra i primi ma al Massenet Baker avvisa lungo e si intraversa: sopraggiunge Gallego che con la sua March lo tampona. La direzione corsa rimanda in pista la Safety Car. Al nono giro riaprono le danze con Hadfield che passa Edwards a St. Devote, mentre poco più indietro Pane infila con la su Tyrrell P34 Richelmi. Due giri dopo Edwards si riprende il maltondo, recuperando la seconda posizione con un sorpasso all'interno del Mirabeau. Restano tre giri che risulteranno elettrizzanti: L'americano cerca uno spiraglio per infilare Stretton ma deve anche controllare gli specchietti perché Hadfield, Bosch e Pane non si staccano dai suoi scarichi. Tenta a St. Devote, alla chicane, e al tabaccaio senza successo.
All'ultimo giro esce come un missile dal casinò e affianca Stretton al Mirabeau ma è all'esterno e deve desistere ma, alla curva del Sunshine hotel ritenta all'esterno. Stretton usa tutto il mestiere di cui è fornito spingendo la Penske contro le barriere: la manovra è dura ma regolare anche se costringerà l'americano al ritiro. Stretton si invola così verso la terza vittoria consecutiva in questa categoria, seguito da Hadfield e da Pane che, autore di una splendida gara, al penultimo giro ha avuto ragione di Bosch.
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