C.E.R. - Monza

The Italian Job

Ad ospitare il terzo appuntamento del Classic Endurance Racing 2010 è stato l'Autodromo Nazionale di Monza, l'ultimo vero tempio della velocità del vecchio continente. Grande assente il britannico Paul Knapfield, fresco vincitore di Spa, che non è rientrato tra i 55 iscritti, mentre si è avuto il gradito ritorno di Stefano Rosina, questa volta al volante della Lola T380 iscritta nel 1975 alle 1000km di Spa e del Nurburgring dal Jolly Club e pilotata dalla coppia Brambilla-Pianta: questo modello, spinto da un Dfv 3 litri, venne costruito in due unità, la seconda delle quali fu acquistata da De Cadenet che la fece correre con il suo nome fino al 1981, ottenendo un brillante terzo posto alla 24 ore di Le Mans del 1976.

Come per numerose altre categorie impegnate negli stessi giorni sul circuito brianzolo per la Coppa Intereuropa, le prove determinanti per lo schieramento di partenza si sono rivelate quelle svoltesi la mattina del sabato, quando la pista non aveva ancora raggiunto le temperature torride che contraddistingueranno sia le prove pomeridiane che la gara della domenica. Se nelle prove libere del venerdì Luco e Lafargue avevano dato l'impressione di poter lottare alla pari, nei turni di qualifica lo svizzero ha fatto valere i cavalli della sua 936, ottenendo il miglior tempo in 1'53"241, raggiungendo addirittura i 291,1 km/h sul rettifilo di partenza; alle sue spalle Rosina che, nonostante i soli undici giri percorsi nelle tre sessioni di prova, è riuscito a mettersi dietro Lafargue, Barbot, Caron e Quiniou.

Al via della gara Luco parte bene e incomincia a distanziare con facilità gli avversari, mentre alle sue spalle Rosina regge soltanto un giro alla pressione di Quiniou e Barbot, che lo passano entrambi in prima variante tentando invano di non perdere contatto con lo svizzero. Con Wilkins costretto ai box già nel corso del primo giro per problemi all'impianto elettrico e Lacroix fermo alla prima variante con il cambio bloccato in seconda marcia, Lafargue deve inchinarsi alla maggior potenza dei motori avversari, limitandosi a conservare il momentaneo quinto poso tenendo a debita distanza Caron e Da Rocha, che non avranno fortuna nel proseguo della gara: Caron si ritirerà al sesto giro insabbiandosi nelle vie di fuga della variante Ascari mentre Da Rocha abbandonerà a nove giri dal termine nello stesso punto del circuito, a causa di un contatto con la Porsche 911 di Moreau. Davanti poca fortuna anche per Rosina, che deve alzare bandiera bianca già al dodicesimo giro a causa delle vibrazioni allo sterzo rimediate in un fuori pista per evitare un doppiato, mentre Barbot e Quiniou si danno battaglia a suon di sorpassi fino al sedicesimo giro, quando avranno inizio le soste ai box obbligatorie. Mentre Luco, pur evidenziando problemi ai freni, riesce a riprendere regolarmente la pista, alcuni protagonisti vivono il pitstop come un calvario: il portoghese infila la sua vettura direttamente nei box, complici i freni ormai inutilizzabili, mentre Lafargue non riesce a ripartire a causa di un problema all'avviamento della sua Lola. Dopo un tentativo fallito di farlo ripartire a spinta, i meccanici dell'Oak Heritage saranno costretti ad un rapido intervento che costerà tuttavia al francese ben tre giri.

Davanti Luco, con una vettura che presenta sempre maggiori difficoltà in frenata, perde parte del vantaggio su Quiniou, unico avversario rimasto, ma al francese non riuscirebbe il riaggancio se non fosse per l'iniezione della Porsche, che lascia a piedi lo svizzero alla variante della Roggia nel corso del penultimo giro. Dopo cinque anni di CER Quiniou ottiene così la sua prima vittoria davanti a Ferrer, vincitore di P1, e a Watson alla guida di una Chevron B36, mentre a Lafargue, uscito dai box diciannovesimo, riesce l'impresa di risalire fino al settimo posto assoluto, terzo in P2.

In P1 dietro al già citato Ferrer sono giunti Sheldon e Hevia, mentre in GT2 si è finalmente imposto Mr John of B su Ferrari 512, aiutato dai ritiri di Roitmayer e Basso, entrambi su Porsche 935, velocissimi sia in prova che nelle prime fasi di gara. Infine la GT1 con la vittoria di Tuma davanti a Denat e Moreau, tutti su Porsche 911; quest'ultimo, in lotta con il vincitore per buona parte della gara, ha pagato a caro prezzo il contatto con Da Rocha, che lo ha costretto ad una seconda sosta ai box.

Marco Zanello
Fotografie di Giacomo e Marco Zanello

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