Ad un solo mese dalla prima edizione del concorso di eleganza di Chantilly, la carovana di Patrik Peter si è ritrovata, in forma meno raffinata ma certo più agonistica, sul circuito del Castellet per la quinta edizione della Dix Mille Tours, l'evento che ormai di consuetudine chiude la stagione del celebre organizzatore parigino. Al fianco delle classiche categorie messe in pista da Peter gli oltre 12.000 spettatori accorsi hanno potuto godere dello spettacolo offerto dalle U2TC e dai Gruppi C, anche se non si può glissare sul ridotto numero di iscritti che ha contraddistinto queste due categorie, e dai numerosi club invitati a partecipare in forma più massiccia rispetto agli anni scorsi. Per contro le liste iscritti di Peter hanno fatto il pieno non solo in quanto a numero di vetture scese in pista, ma soprattutto per il valore di alcuni modelli, a dimostrazione di come anche in periodi non particolarmente facili, una buona organizzazione riesca ancora ad attirare i collezionisti più esigenti. Ampio spazio è stato dedicato al villaggio automobilia, ma forse, proprio su questo aspetto varrebbe la pena di insistere maggiormente, cercando di creare uno spazio dedicato a tema, nel quale i visitatori possano spendere più dei classici 20-30 minuti attuali in un percorso fatto di sinergie continue.
La maratona di due ore che contraddistingue questa categoria si è svolta come ormai d’abitudine il sabato sera ed ha visto schierarsi al via oltre 70 tra vetture Sport e Gt costruite tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’60. Una volta tanto Monteverde è riuscito ad ottenere la Pole Position anche in questa categoria, grazie alla scelta di passare dalla solita Jaguar E Type ad una più competitiva Shelby Cobra. La gara invece è stata contraddistinta dalle tante difficoltà incontrate dagli equipaggi favoriti, regalando un risultato in parte inatteso: Monteverde, vittima di un contatto nel corso del primo giro con la vettura di gemella di Guenat che lo ha costretto ad una rincorsa dall’ottava posizione, è stato estromesso dalle prime posizioni a causa di un problema al cambio nella seconda parte di gara quando alla guida era il compagno Pearson, mentre Guenat e Mahe, dopo aver dominato la prima ora di gara sono stati rallentati da problemi tecnici che non gli hanno neppure permesso di transitare sotto la bandiera a scacchi. Ad avvantaggiarsi di questa situazione la coppia Lecourt-Narac, abilissima a sfruttare i problemi altrui imponendo al tempo stesso un ritmo di gara insostenibile per le altre Cobra ancora in pista: sotto la bandiera a scacchi le coppie Summers-Greensall e France-France, rispettivamente seconda e terza, sono risultate distanziate di oltre un minuto.
La categoria riservata alle casi costruttrici italiane costruite fino al 1965, ha evidenziato una volta di più il suo stato di salute con un buon numero di vetture al via delle due manche da 45’ l’una. Tra i tanti gioielli hanno brillato le due Abarth Simca 1300s, berlinette derivate dalla Simca 1000 che segnarono la trasformazione di Carlo Abarth da semplice elaboratore a costruttore vero e proprio: il motore da 1288 cc, doppio albero appositamente studiato, era capace di erogare la potenza significativa di 125 cavalli, che spingevano il modello fino ai 225 km/h. Ovviamente in pista i due esemplari presenti hanno occupato le posizioni meno nobili, ma questo non ha diminuito l’interesse dei collezionisti e degli appassionati incuriositi dalle ridottissime dimensioni.
Come d’abitudine Monteverde e Pearson hanno ottenuto facilmente la Pole Position con la gialla Ferrari 250, ma nel corso delle due gare hanno dovuto fare i conti con l’agguerrita concorrenza: in gara 1 Elrich, alla guida della Bizzarrini 5300Gt ha ingaggiato una bellissima battaglia con Monteverde, condita da numerosi sorpassi, fino a quando l’anglo-argentino non è riuscito ad imporre il proprio ritmo, distanziando l’avversario. La terza posizione, occupata ad inizio gara dalla ISO Grifo A3C di Vananty/de Siebenthal, costretti poi al ritiro, è stata ereditata dalla Ferrari 250 Gt Berlinetta di Ulrich, aiutato anche dalla penalità inflitta a De Sadeelers, reo di aver superato i limiti di velocità imposti.
In gara 2 Monteverde e Pearson sono stati invece rallentati da problemi tecnici sin dai primi giri, lasciando la vittoria al solito Elrich, seguito da Vananty/de Siebenthal, distaccati di oltre un minuto e da Brandenburg/George, su altro esemplare di Bizzarrini 5300, a quasi due minuti. Sfortunata la coppia Singleton/Franklin, costretta nelle retrovie dopo aver comandato la corsa durante il primo giro.
Con una lista iscritti piuttosto interessante anche se non troppo folta, l’ultima categoria sfornata da Peter Auto è stata chiamata a chiudere il week-end di gara. Dopo aver ottenuto una indiscussa Pole Position, con un margine di oltre tre secondi sugli avversari, Ferrer ha subito imposto il suo ritmo di gara, distanziando con la Ford Capri in versione speciale quattro camme gli altri pretendenti alla vittoria. La potente vettura prodotta dalla Ford Europa, passata nelle mani di Mr.John of B nella seconda mezz’ora di gara, non ha potuto però raccogliere la meritata vittoria a causa di un problema al motore che l’ha colpita a tredici minuti dalla fine. La vittoria è sembrata essere allora una questione tra i Brunn, alla guida di una BMW 635 e Postin, sulla rara Rover TWR, ma mentre impazzava la lotta tra i due, alle loro spalle è rinvenuto Basso, sulla performante BMW 3.0 CSL, attardato in partenza da un contatto con lo stesso Postin. In tre giri il francese si sbarazza dei due avversari, conquistando una insperata vittoria, mentre negli ultimi metri la lotta per il secondo posto ha premiato Postin, lasciando ai Brunn un poco soddisfacente terzo posto.
Carol Spagg, apprezzata giornalista e organizzatrice dell’U2TC, da alcuni anni il partnership con PeterAuto, ha fissato il penultimo appuntamento della stagione di questa categoria nel contesto della Dix Mille Tours, sfruttando così l’occasione di far correre le berlinette rese celebri da Clark e colleghi negli anni ’60, su uno dei circuiti europei più affascinanti ed impegnativi. La concomitanza con altri eventi ha ridotto lo schieramento ad una ventina di vetture, ma la gara è stata comunque animata da fasi di intensa bagarre. Pole Position e vittoria sono andati alla coppia Furiani-Stippler su Alfa Romeo GTA, non prima di aver domato il volitivo Shaw, sulla sempre interessante BMW TiSA. Al via Furiani ha infatti conservato la testa della corsa, sfruttando alla perfezione il ripetuto scambio di posizioni alle sue spalle tra Shaw e Kremer su Ford Lotus Cortina. Quest’ultimo si è visto presto costretto a cedere il passo, permettendo alla BMW di rinvenire sull’Alfa Romeo di testa e addirittura di passarla sfruttando la sosta ai box obbligatoria, ma nella seconda fase di gara un problema al differenziale ha costretto Shaw ad accontentarsi del secondo posto, cedendo il passo al velocissimo Stippler. Da par suo Kremer ha fatto gara in solitaria conquistando il gradino più basso del podio.
Le due Ferrari 512 di proprietà della famiglia Ried scese in pista in questa categoria, rispettivamente in versione S e M, hanno rappresentato meta del pellegrinaggio per tutti quegli appassionati che ha distanza di quarant’anni non hanno ancora dimenticato i fasti del mondiale sport prototipi inizi anni ’70. Proprio la versione S, nelle mani dello specialista Verdun-Roe ha ottenuto la Pole Position al termine di due concitate sessioni di prova, precedendo le tre Lola T70MkIII condotte rispettivamente da Mahe, De Donker e Ferrer.
Al via della gara Verdun-Roe, dopo essere sfruttato la posizione in griglia, ha imposto un ritmo sostenuto, allungando sugli avversari, ma un contatto al virage du Pont alla fine del secondo giro tra De Donker ed il solito Mr John of B, alla guida della Ligier JS3 vista un paio di anni fa nelle mani del dominatore di allora Luco, ha costretto la direzione a mandare in pista la Safety car. A 45’ dalla fine la gara è ripresa, ma alla seconda tornata la Ferrari di testa è finita in testacoda alla staccata della Verrerie, concludendo rovinosamente la sua corsa contro le barriere di protezione. Un nuovo ingresso della Safety car, proprio mentre si apriva il periodo di tempo dedicato alle soste obbligatorie, ha avvantaggiato alcuni dei piloti posizionati nelle retrovie, tra i quali O’Connell e Bruehwiler, entrambi su Chevron B8, Jakob su Lola T212 e la coppia Goethe-Hall, su Lola T70MkIII.
Al contrario Mahe e Ferrer, davanti a tutti fino a quel momento, hanno dovuto effettuare la sosta a pista libera, rientrando con un ritardo di circa un minuto rispetto ai primi. La lotta per la vittoria è stata circoscritta allora a O’Connell e ad Hall, che grazie alla maggior potenza della sua Lola, ha iniziato un recupero perentorio che gli ha permesso di limare i 25” di ritardo fino a compiere il sorpasso della vittoria all’inizio dell’ultimo giro. Alle loro spalle Mahe ha contenuto la pressione di Ferrer, conquistando un ottimo terzo posto mentre Maverick, su Corvette C3, ha ottenuto la vittoria tra le GT.
Nel corso di eventi come questo ci sono modelli che, pur rimanendo al di fuori della competizione, catalizzano l’attenzione del pubblico. Non hanno fatto eccezione la Toj 206, decorata in giallo e nero, che fu di Jorg Obermoser, e l’Alfa Romeo 33 TT12, anche se il telaio in questione non è catalogabile tra quelli che possono contare un interessante pedigree, entrambe iscritte in CER 2, la categoria che ormai da tempo rappresenta il fiore all’occhiello di PeterAuto.
In prova il miglior tempo è stato conquistato da Philippe Scemama, ormai legato alla Lola 280, con la quale sta raccogliendo risultati importanti, seguito dall’inossidabile Lafargue e da O’Connell, rispettivamente su Lola T298 e Chevron B36.
La gara è stata meno generosa con il pilota svizzero, dapprima arretrato a causa di un testacoda occorsogli nel primo giro e poi costretto al ritiro all’inizio dell’ottavo giro a causa di un problema al cambio. Fuori gioco nei primi giri anche la Mirage della copia Hall-Goethe, sempre a causa di un problema al cambio e più tardi la Lola 298 di Da Rocha, rallentata da un contatto con un doppiato, a giocarsi la vittoria sono rimasti Lafargue e Guenat, quest’ultimo su Lola T286, mentre O’Connell, dopo aver lottato a lungo per le primissime posizioni, ha sofferto un calo meccanico che lo ha retrocesso in ottava posizione. La lotta serrata per la vittoria ha visto primeggiare Guenat, che nel corso delle soste obbligatorie ha annullato il ritardo di sei secondi accumulato nella prima frazione su Lafargue, per poi allungare nella seconda frazione, ma ad animare questa fase di gara è stato Campbell-Walter che, subentrato a Knapfield sulla solita March 76S, si è lanciato in una splendida rimonta che lo ha portato a ridosso dei primi e che gli ha permesso di conquistare una meritatissima terza posizione. Competizione accesissima anche tra le GT, con Merlin e de Siebenthal rimasti incollati dal primo al penultimo giro, quando quest’ultimo è stato costretto a fermarsi a causa di un problema tecnico.
Difficilmente il 2014 verrà ricordato come l’anno d’oro del Group C Racing: nonostante il prestigio della gara di supporto alla 24 ore di Le Mans, in troppe occasioni le liste iscritti sono rimaste parzialmente disertate, con conseguente riduzione dello spettacolo offerto. Al Castellet le cose non sono andate particolarmente meglio, ma un piccolo miglioramento rispetto alle gare precedenti si è visto, ma più per le macchine parcheggiate nei box che non per quelle che hanno visto la pista. Notizia della settimana l’acquisto della plurivincitrice Mercedes C11, sulla quale tante volte si era vista la coppia Berridge-Evans, da parte di Kriton Lendoudis. Il nuovo proprietario per l’occasione si è fatto accompagnare dallo stesso Evans, ma non è chiaro chi condurrà la vettura a partire dalla prossima stagione.
Nel corso delle prove ha primeggiato una volta di più Kubota, sulla Nissan R90CK, proprio davanti alla Mercedes C11 e ad Eyre su Jaguar XJR16, mai così competitivo. La domenica, un breve scroscio ha costretto la direzione a dare gara bagnata, anche se in realtà l’asfalto è rimasto viscido per pochi passaggi. La prima mezz’ora di gara è stata comunque contraddistinta da numerosi testacoda che hanno condizionato il risultato finale, mentre nella seconda fase sono stati numerosi drive-through a decidere il risultato della gara. Protagonista assoluto Eyre, che dopo aver conquistato la prima posizione all’uscita dalla fermata ai box obbligatoria, ha condotto con attenzione fino a quando problemi tecnici non lo hanno costretto alle posizioni di rincalzo, mentre la coppia Kubota- Folch Rousinol, a lungo favorita per la vittoria finale è stata estromessa da addirittura tre drive-through. I difficoltà anche la Mercedes, la vittoria è allora andata rocambolescamente a Donovan sulla Spice SE88, davanti alla gialla Nissan di Tandy e alla Porsche 962 di d’Asembourg. Per il vincitore un risultato davvero unico, considerate le caratteristiche del circuito, che certo non favorivano il suo prototipo ed il lungo lavoro di riparazione della vettura seguito al brutto incidente occorsogli a Zandvoort appena un mese prima.
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