Tornando dal week-end in Navarra ce lo siamo ripetuti fino alla stanchezza: il mancato successo di questa manifestazione non va ricercato nella formula che la contraddistingue, peraltro già collaudata con ottimi risultati lo scorso autunno al Paul Ricard, ma nella decisione di svolgerla su di un circuito troppo nuovo per attirare gentlemen driver affamati di quelle emozioni che solo i templi dell’automobilismo possono garantire. Il circuito costruito tra i morbidi panettoni a sud di Pamplona, attorno al quale si stendono coltivazioni di grano a perdita d’occhio, nonostante i buoni propositi del Governo di Navarra, non presenta spunti particolarmente interessanti: con i suoi 3.933m onestamente assomigliando più ad una pista di Kart che non ad un tracciato adatto ad eventi internazionali. Così, a dispetto delle quattro categorie previste, tra le quali la neonata CanAm Challenge Cup organizzata da Peter Schleifer, il rappresentante bavarese di Audi e Volkswagen con la passione per i big block americani, si sono viste in pista soltanto una sessantina di vetture, fatto che ha lasciato alcuni schieramenti tristemente vuoti. Lo stesso Patrik Peter se ne deve essere accorto, se è vero che nel corso della consueta cena di gala del sabato sera ha abilmente evitato di rilasciare commenti, soprattutto nei confronti di coloro che all’ultimo momento avevano ritirato la propria iscrizione: cosa cui non hanno fatto eccezione neppure alcuni protagonisti dell’ormai collaudatissima Classic Endurance Racing, dove a dispetto dei 50 iscritti iniziali ne sono giunti in Navarra soltanto 38. Se la CER non ha pienamente sorriso, la difficile situazione delle altre categorie ha costretto gli organizzatori a valutare modifiche dell’ultima ora: considerati i soli 12 iscritti nella Sixties Endurance e i 6 del Trofeo Nastro Rosso, si era inizialmente optato, limitatamente a questo evento, per l’unione delle due categorie, ma alla fine ha prevalso la scelta di conservare l’integrità della manifestazione, anche perché con una categoria in meno si sarebbero ampliati i tempi morti tra una sessione e l’altra.
Dopo tutti i successi di questi ultimi anni, per Peter la Dix Mille Tour di Navarra ha rappresentato una nota stonata, una di quelle che ti colgono di sorpresa nel bel mezzo di un’opera pressoché perfetta. Ma non va dimenticato che questo era solo l’aperitivo della stagione delle storiche 2011 e probabilmente già a fine maggio, sul leggendario circuito di Spa, si respirerà tutt’altra aria …. anzi, un’altra sinfonia di motori.
Se da un lato la CanAm è stata la categoria che ha messo in pista il numero minore di vetture, dall’altro non si può negare che abbia rappresentato una delle maggiori attrattive di questa Dix Mille Tours. Nata all’inizio dell’anno, questa rivisitazione si propone di riportare in pista vetture che abbiano partecipato tra il ’66 e il’74 alla categoria omonima o all’Interserie, nella convinzione che l’interesse per queste biposto si sia tutt’altro che affievolito. Nel box ad esse dedicate hanno trovato posto una al fianco dell’altra, una AVS Shadows Mk1, riportata recentemente da Harm Laagaji alla configurazione iniziale concepita nel 1968 dal giovane Trevor Harris, una Lola T310, l’ultima CanAm costruita dal marchio inglese nel 1972 e soprattutto due esemplari di McLaren M8 nella versione C ed F, delle quali solo la prima ha preso la pista.
All’ultimo momento è stata poi iscritta una bella Lola T70 Mk3, per la cui progettazione Eric Broadley aveva chiamato in consulenza un giovanissimo Tony Southgate. In pista le quattro vetture si sono limitate ad una sorta di parata, almeno fino a quando la M8C e la Shadow non sono state costrette ad abbandonare, lasciando ai due sopravvissuti l’opportunità di spartirsi la vittoria in gara 1 e 2. Il prossimo appuntamento in calendario per la CanAm è la Coppa Intereuropa, programmata per il primo week-end di giugno.
Can AM Risultati Gara 1 | Can AM Risultati Gara 2 |
Pur non potendo contare su di un numero di partecipanti particolarmente numeroso, la Sixties’ Endurance si è distinta per la qualità delle vetture e per l’agonismo messo in pista da alcuni equipaggi. Senza nulla togliere alle Jaguar Type E della coppia Traber/Davies e alla AC Cobra di Cazalieres/Ferrer, la GT più ammirata è stata la TVR Griffith 200 portata in pista dalla famiglia McInerney: prodotta in soli 192 esemplari tra il 1964 e il 1965, venne costruita da Jack Griffith e Mark Donohue su telaio della TVR Grantura carrozzato con una leggerissima fibra di vetro e spinta dallo stesso V8 Ford montato sulle AC Cobra. Si racconta che il pilota americano abbia deciso di produrla a seguito di una cena con Carrol Shelby, nel corso della quale aveva dichiarato di poter produrre una vettura capace di battere le sue. In prova la Jaguar ha a lungo occupato la prima posizione, ma nei minuti conclusivi è stata scalzata dalla Cobra e dalla Griffith nell’ordine: alle loro spalle la Corvette di Francioni/Strebel e la Porsche 911 di Moreau, mentre l’altra 911 di Damien Kohler, la cui livrea è ispirata al fumetto francese “Ville Basse”, ha ottenuto il settimo tempo. Alla domenica sullo schieramento si presentano soltanto in sei, con gli altri iscritti rifugiati nella pit-lane in modo da poter guadagnare qualche minuto nella scelta delle gomme: le nuvole minacciose che coprono il cielo della Navarra fanno temere per un acquazzone da un momento all’altro! Tra queste la Cobra e la Griffith con la Jaguar che si ritrova così in testa. Al duo Cazalieres/Ferrer servono soltanto sei giri per riprendersi il maltolto, mentre i McInerney faticano maggiormente per avere ragione delle macchine più lente: quando al dodicesimo giro sono in odore della Jaguar, la bella Gt azzurra non ne vuole più sapere di continuare, costringendo l’equipe ad un mesto ritiro. Per l’equipaggio della Jaguar sembra la manna dal cielo ma passano altri otto giri ed ecco che la dea bendata gira loro le spalle, mietendo così una nuova vittima. Il duo della Cobra rallenta il ritmo, limitandosi a mantenere ad un giro il primo degli avversari fino alla bandiera a scacchi, mentre dietro infuria la lotta per il secondo posto. Alla fine grazie anche ai ritiri di Noblet su Ferrari 375GTB e Moreau, sul podio, al fianco dei vincitori, saliranno Kohler, secondo, e Vogele, terzo sulla splendida Porsche 904 GTS.
Risultati Sixties' Endurance |
Se le sei vetture iscritte alla categoria riservata ai gioielli italiani sono risultate sicuramente poche, la presenza tra di esse di un esemplare della Maserati Tipo 61 Birdcage, portata in pista da Carlo Vogele, ha permesso di osservare da vicino uno dei sedici esemplari progettati da Giulio Alfieri giustamente considerati il massimo risultato raggiunto per le vetture da competizione con motore anteriore. Basta avvicinarsi alla bella barchetta italiana per capire di quanta raffinatezza fosse permeato questo progetto, volto ad ottenere un prodotto capace di imporsi a Le Mans; purtroppo la fragilità troppe volte mostrata impedì il raggiungimento di questo prestigioso traguardo, ma non bisogna dimenticare che la Birdcage si impose per ben due volte alla 1000km del Nurburgring.
Anche in Navarra la vettura del tridente non ha avuto problemi ad imporsi in entrambe le gare dopo aver ottenuto la Pole Position. Fuori sin dalla prima gara la bella Maserati 250S di Davis, il secondo posto è stato appannaggio della Bizzarrini 5300 di Erlich, mentre per il gradino più basso del podio, almeno in gara 1 si è assistito ad un bel duello tra le due Ferrari 275 GTB di Noblet e di Gijzen, conclusasi soltanto a pochi giri dal termine a favore del primo. In gara 2, l’assenza delle due vetture del cavallino rampante, ha consentito alla piccola Alfa Romeo TZ di Guitteny di ottenere il terzo posto.
Risultati Nastro Rosso Gara 1 | Risultati Nastro Rosso Gara 2 |
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