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Dai primi esperimenti nel cortile di casa alla produzione di massa, attraverso l'ingegno e la passione di un uomo che ha inventato il concetto di automobile nella sua accezione moderna. È una bella impresa sintetizzare in poche righe la vita di un uomo che ha fatto la storia dell'automobile, forse un autentico peccato di presunzione. Ci pareva in ogni caso un passo necessario per arrivare al cuore della sua creatura, ricordando che le automobili sono macchine costruite dall'uomo e, come tali, portano in se, al pari di stigmate, i vizi e le virtù dei loro creatori. Nato nel 1863 a Detroit, Michigan, Henry Ford compì studi tecnici e si laureò in ingegneria, entrando poi alla "Edison Illuminating Company", autentica fucina di idee, dove negli anni '90 del secolo scorso arrivò ad occupare il posto di ingegnere capo. In questi anni iniziarono i suoi primi studi sull'automobile, che all'epoca stava muovendo i suoi primi passi. La storia racconta che Ford costruì la prima autovettura nel cortile di casa sua nel 1896 e, dopo questi primi esperimenti, decise di consacrare la sua vita al nuovo rivoluzionario mezzo di trasporto. Nel 1899 lasciò l'Edison e si trasferì alla "Detroit Automobile Company", neonata azienda che si proponeva di costruire una vettura su disegno dello stesso Ford, ma l'esperienza si concluse con un fallimento, pare, a causa della sua pignoleria maniacale che lo portava a rimettere in continua discussione il progetto, senza mai deliberare un disegno definitivo da passare alla produzione. Deluso e disoccupato, dedicò i suoi sforzi alla costruzione di un'automobile da corsa in compagnia di un tal Childe Harold Wills, con cui condivideva l'entusiasmante passione per la meccanica. La nuova vettura si impose facilmente in una gara a Gross Point del 1901 e, sull'onda di questo promettente successo, venne fondata la "Henry Ford Motor Company", dotata di 30.500$ dollari di capitale, versati da sei fiduciosi investitori attratti dalle capacità tecniche di Ford. Ma invece di dedicarsi alla progettazione di una vettura di serie, l'obiettivo finale della compagnia, il suo interesse parve ancora rivolgersi alle vetture da corsa e dopo pochi mesi si dimise dall'azienda, che assunse poi la ragione sociale "Cadillac Motor Company". Senza un dollaro in tasca, Ford e Wills si trasferirono in altra sede e continuarono a lavorare al progetto di due diverse vetture da corsa: la "999" e la "Arrow". Un pilota dell'epoca, Tom Cooper, venne a conoscenza del progetto e si offrì di finanziarlo; tuttavia non fu lui a portare al successo i due bolidi, ma Barney Oldfield che, grazie all'opera di Ford e compagni, divenne il simbolo della velocità in quegli anni. Una parte di gloria si riversò anche su Henry, che in quel periodo strinse un patto con Alexander Malcomson, un intraprendente commerciante di carbone a Detroit, con qualche guaio finanziario e molto fiuto per gli affari. Egli investì in pochi mesi 7.000$ nello sviluppo della"Arrow" e della "999", oltre a fornire l'indispensabile capitale per fondare la "Ford & Malcomson Company". Stimolato dal nuovo socio, Ford si concentrò sul progetto di una vettura di serie e vennero stilati i primi accordi per la messa in produzione: al fine di evitare dispendiosi investimenti in strutture produttive, trascurando la fase di progettazione e rischiando di mettere in crisi fin dagli inizi la neonata compagnia, venne definito un contratto con i fratelli Dodge di Detroit, affermati produttori di motori, cui venne commissionata la costruzione di 650 telai completi, mentre la Ford si sarebbe occupata soltanto dell'assemblaggio finale. Il 16 Giugno 1903, viene ufficialmente fondata la "Ford Motor Company", dotata di un capitale di 100.000$ diviso tra dodici soci. E' curioso notare come, a parte Malcomson, un suo zio banchiere, Charles Bennet e i fratelli Dodge, gli altri erano tutte persone appartenenti alla piccola borghesia, per lo più legati al commerciante di carbone da rapporti di dipendenza o d'affari. Il loro sforzo per partecipare al capitale della nuov a impresa fu a volte notevole, come grande doveva essere la fiducia nel fiuto di Malcomson e nelle capacità tecniche di Henry Ford. Ma ancora una volta rischiò di mettere a rischio la compagnia per la sua incapacità a concludere la fase di progettazione e fu solo la decisione del direttore commerciale, James Couzens, di avviare la produzione della vettura qualsiasi fossero i difetti, a salvare tutti dal disastro. La Ford A risultò essere in linea con le concorrenti e gli inconvenienti di gioventù vennero eliminati con il tempo e continue modifiche. In pochi anni la Ford Motor Company divenne una delle più solide e remunerative società degli Stati Uniti. Sarebbe bastato questo a fare di Henry Ford un'uomo di successo, ma non si accontentò e la vera rivoluzione che egli apportò al mondo dell'automobile, avvenne solo negli anni dieci, quando giunse a compimento un lungo processo fatto di osservazioni e miglioramenti continui, finalizzati ad ottimizzare qualità e prezzo dei suoi prodotti: ma questa è la storia della Ford T. Se ancora vogliamo ricordare qualche aspetto della personalità di quest'uomo, possiamo menzionare un acceso pacifismo negli anni della prima guerra mondiale, quando si oppose strenuamente all'intervento degli Stati Uniti nel conflitto, assumendo una posizione "isolazionista" che in Europa gli valse l'etichetta di "filo tedesco" e molta ostilità. In quest'ottica noleggiò una nave, ribattezzata "Peace Ship", con la quale si recò sul vecchio continente per condurre trattative di pace private tra alleati e Germania, trattative che non ebbero alcun esito, eccetto le proteste dei suoi lavoratori in Inghilterra e una tassazione che colpì pesantemente le attività della compagnia oltre Manica. Un'altra nota interessante fu l'autonomia totale che egli riuscì a stabilire nei confronti del sistema produttivo e bancario: la Ford Motor Company era quasi totalmente svincolata da forniture esterne, avendo centralizzato e inglobato ogni singolo processo produttivo necessario alla costruzione di automobili, così come la gestione finanziaria, senza che alcun dollaro dovesse essere depositato o richiesto alle banche. Si narra che Henry Ford II, succedendo al padre nel 1945, domandò dove fossero depositati i fondi dell'azienda: gli venne risposto che i 700 milioni di dollari, costituenti l'intera liquidità, erano custoditi nella camera blindata della società. Stranezza di un uomo che agli inizi doveva aver molto patito le regole strangolatrici del sistema bancario.
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