Chi ama l’automobilismo sa bene che Le Mans non è una competizione come tutte le altre: la ventiquattrore che si corre lungo i celebri 13,629 km della Sarthe, rappresenta una amalgama perfetta tra la sfida tecnologica e agonistica in pista, giocata su velocità e affidabilità, e la grande festa che coinvolge il pubblico sulle tribune, nei villaggi e nei campeggi del circuito. Anche girando per le vie della città nella settimana che precede l’evento, l’aria di festa è di casa, con tifosi provenienti da tutto il mondo seduti ai tavolini dei ristoranti o sulle panchine dei parchi addobbati a festa, rigorosamente vestiti con i colori dei loro piloti preferiti o della nazione di provenienza. Non mancano neppure spettacoli lungo il circuito: quest’anno sono stati organizzati sei concerti, passando dal Pop-Rock del famoso gruppo britannico UB40 alla messa domenicale proposta dai 70 cantori del Just Gospel.
Anche per i commissari di percorso il clima che si vive a Le Mans è diverso da quello di qualunque altro evento cui siano chiamati a partecipare: provenienti da tutta Europa e da oltre Oceano per garantire la copertura delle 134 postazioni lungo il percorso, si ritrovano a far parte di gruppi spesso eterogenei, nei quali convivono lingue e culture diverse. Tra i più famosi quello della postazione 106 (tra la curva di Arnage e le curve Porsche, nel punto reso tristemente famoso dall’incidente mortale di Enjolras), laddove collaborano Austriaci, Ungheresi, Cechi, Tedeschi, Belgi, Inglesi, Scozzesi e Americani, perfettamente organizzati e uniti dalla passione per questo grande evento.
Novità di quest’anno la riduzione della sessione di prove libere del mercoledì a sole quattro ore e l’inserimento di una terza sessione di qualifiche da svolgersi nella notte: la formula tuttavia non ha convinto gli spettatori locali, che poco hanno apprezzato la pausa di due ore tra le sessioni, lasciando parzialmente vuote le tribune.
Da registrare infine la triste assenza del team Pescarolo, nonostante i disperati tentativi di Henri per far correre le sue vetture almeno sul circuito di casa: un momento molto triste per i tifosi del team locale, che hanno comunque voluto manifestare il loro attaccamento sventolando le tipiche bandiere verdi e mostrando striscioni sui quali capeggiava la scritta “Le Mans senza Pesca, non è Le Mans”.
Il week-end in pista è scattato ufficialmente alle 16:00 di mercoledì, con la sessione unica di prove libere, iniziata su pista tanto asciutta quanto sporca: a dimostrarlo i primi riscontri cronometrici delle Peugeot, intorno ai 3’30”, contro la Pole dello scorso anno in 3’22”888. Le Audi si sono mostrate da subito più lente delle vetture francesi, con il solo Kristensen capace di issarsi per un momento in seconda posizione, mentre, a differenza di quanto successo con la Peugeot-Pescarolo iscritta lo scorso anno, le prestazioni di quella gestita dall’Oreca sono state da subito similari a quelle delle vetture ufficiali. La sessione è stata anche sospesa quando, alle curve Porsche, Grosjean ha sbattuto violentemente il retrotreno della sua Ford Gt contro le barriere di protezione, imitato peraltro dalla Frey alla curva Karting: per i meccanici del team Matech il lavoro non è dunque mancato! Grossi problemi anche per il team Rebellion con la vettura numero 12 cui si è rotto l’attacco di una sospensione sul telaio: la riparazione necessaria è costata parte delle libere e soprattutto l’intera prima sessione di qualifiche.
Con il passare delle ore la pista è andata gommandosi, diventando via via sempre più veloce e permettendo a Montagny, negli ultimi minuti, di realizzare il miglior tempo in 3’20”037, un avvertimento per gli avversari dell’Audi che invece non sono riusciti a scendere sotto il muro dell’1’23”. Il P2 dominio assoluto delle due Acura, con la Lola Rml Honda a fare da terzo incomodo, seppur staccata di oltre un secondo, mentre tutti gli altri hanno patito distacchi considerevoli; in GT1 la Aston Martin ha fatto subito capire di poter primeggiare sulle avversarie, avvantaggiata anche dai problemi alle Ford Gt, mentre le Corvette di Alphand hanno passato le quattro ore alla ricerca del miglior assetto in vista delle qualifiche. Uno sguardo infine alla GT2, con le Corvette ufficiali subito velocissime, impensierite soltanto dalla solita Porsche Felbermayr e dalla Ferrari del team Risi condotta da Bruni-Melo-Kaffer. Da segnalare che alla fine della sessione è stato sostituito il cambio sulla Spyker.
La prima sessione di qualifiche, svoltasi dalle 22.00 alle 24.00 del mercoledì, ha visto da subito impegnate tutte le 56 vetture iscritte, in conseguenza delle previsioni meteo che indicavano probabili temporali per la giornata successiva. Come già nel corso delle libere, la supremazia delle Peugeot è stata presto evidenziata dalla battaglia per la Pole, limitata tuttavia alle tre vetture ufficiali, dato che Lapierre, dopo aver fatto registrare il momentaneo giro veloce, è rimasto fermo lungo la pista per un problema al sistema di pescaggio della benzina, facendo da spettatore per la restante ora e tre quarti.
Allo scadere della prima mezz’ora, mentre le Audi si dannavano nel tentativo di avvicinare i tempi delle avversarie con continui cambi di regolazioni, le tre Peugeot sono scese finalmente in pista, ma sono state subito costrette ai box dalla bandiera rossa esposta a seguito dell’uscita di Felbermayr a Mulsanne. Al riaprirsi delle danze, con 15 minuti in meno a disposizione, i Leoni di Francia hanno incominciato a polverizzare i tempi della concorrenza: dapprima Sarrazin con un bel 3’20”325, quindi con Wurz che gli soffiava la posizione con 3’20”317 poco prima che Russo, sulla sua Ferrari Af si schiantasse alle curve Porsche distruggendo irreparabilmente la vettura e richiedendo una nuova interruzione della sessione per permettere l’intervento dei medici. Fortunatamente il pilota, portato per precauzione in ospedale, se la caverà con un leggero stato confusionale ma le condizioni della sua Ferrari renderanno impossibile la partecipazione alla 24 ore. Dopo venticinque minuti di interruzione è sceso in pista Bourdais che, con un giro perfetto chiuso in 3’19”711 ha ottenuto la provvisoria Pole Position, con un margine di tre secondi sul giro veloce dello scorso anno.
Le Audi hanno continuato il loro calvario, con Capello e McNish che senza tanti complimenti ammettevano che in condizioni di qualifica i bolidi francesi erano irraggiungibili, mentre ancora una volta i migliori prototipi a benzina sono state le Aston Martin, staccate di sette secondi dalla vetta. Se in P1 a dominare sono state le Peugeot, in P2 a farla da padrona erano le Acura, con Watts primo in 3’36”168 davanti a Brabham con la vettura gemella iscritta dalla Highcroft; prima delle avversarie la Ginetta di Pla, staccata di 5” e mezzo. Tra le GT1 gran tempo della Aston Martin DBR9 che ha preceduto le avversarie di oltre 2” mentre in GT2 ha avuto inizio la tanto attesa sfida tra la Ferrari Risi di Bruni e le Corvette ufficiali, mentre la Porsche Felbermayr è rimasta attardata.
Il giovedì mattina Le Mans si è svegliata sotto una leggera pioggia andata intensificandosi nel primo pomeriggio: il meteo, che tanti danni ha fatto in mezza Europa non ha risparmiato neppure la Sarthe! Fortunatamente alle 19:00, quando le macchine si apprestavano ad uscire dai box per la seconda sessione di qualifiche, un timido sole si è fatto largo tra le nuvole, garantendo ai protagonisti condizioni di pista più accettabili, anche se gli svarioni non sono mancati. La palma dei più sfortunati è andata ancora una volta alla Rebellion, con Boullion che pativa una nuova rottura dell’attacco della sospensione che lo faceva finire contro il muro all’altezza delle curve Porsche, chiudendo anticipatamente la propria giornata di prove. Poca fortuna anche per il team Drayson che, dopo aver sostituito il motore alla fine della prima giornata a causa del basso livello di olio registrato dalla telemetria, ha visto la propria vettura arrestarsi all’uscita dei box. Le emozioni non finivano qui, con numerosi episodi che fortunatamente si sono risolti senza grosse conseguenze per i protagonisti: tra queste i testacoda di Rodrigues con la Audi Kolles e quello della Lola Rml a Tertre Rouge, la foratura della Aston Martin Signature e il contatto tra la Pescarolo Oak n°24 e la Salini alla chicane Ford.
Nonostante la pista inizialmente lenta, il passaggio delle 55 vetture e il vento di media intensità hanno consentito ad alcune P2 e alle GT di migliorare i rilievi cronometrici della prima giornata: Brabham con la Acura è stato protagonista di un giro perfetto grazie al quale ha conquistato il provvisorio miglior tempo in P2 con il tempo di 3’34”537, così come ha ben impressionato Shell, sulla nuovissima Norma, studiata in previsione del 2011, che dopo una prima giornata finalizzata alla ricerca della giusta maneggevolezza, si è tolto la soddisfazione di mettersi dietro un certo numero di prototipi. Ottimo anche il tempo di Leinders che, lasciati alle spalle i problemi del mercoledì, si è portato a soli tre decimi dal miglior tempo di Enge in GT1.
L’ultima sessione di qualifiche ha avuto inizio alle 22:00 di giovedì, lasciando ancora due ore agli equipaggi per sferrare l’attacco decisivo alla Pole in condizioni di pista asciutta. Ancora una volta, come già accaduto nella sessione precedente, i miglioramenti più significativi non hanno interessato i P1, con le sole Audi di McNish prima e Rockenfeller poi, capaci di migliorarsi nettamente contenendo il distacco dalla testa a soli due secondi e mezzo. Alla fine sarà proprio il tedesco a far registrare il miglior tempo per la casa dei quattro anelli, in 1’21”981. Ancora una volta però il vero spettacolo lo ha dato Bourdais, compiendo tre giri consecutivi sul passo del 3’20” ottenendo anche numerosi parziali record, un avviso preoccupante per tutti gli avversari.
Superlativa la prestazione di Watts, uno dei piloti più veloci in questa categoria, che con il tempo di 3’33”069 ha letteralmente frantumato il crono serale di Brabham, regalando alla Strakka il miglior tempo in P2: come successo nelle libere del mercoledì, la superiorità della Honda è stata sancita dal terzo tempo di Erdos sulla Lola Rml, seppur staccato di sei secondi e mezzo. Mentre in GT1 rimaneva tutto invariato, in GT2 le Corvette tentavano di strappare il miglior tempo alla Ferrari Risi, fallendo per pochi decimi, mentre la Ferrari Af rimasta otteneva il quarto miglior tempo davanti alla Porsche Felbermayr.
L’ultimo atto della due giorni di prove si chiudeva poco dopo la fine delle prove, quando i commissari ACO constatavano la mancanza di due bulloni sull’ala posteriore della Ferrari Risi e, applicando il regolamento, ne cancellavano tutti i tempi fatti registrare retrocedendola in ultima posizione.
Dopo un venerdì tipicamente primaverile che ha regalato agli appassionati radunatisi nel centro di Le Mans una Parata dei Piloti sotto il sole, il warm up del sabato mattina si è svolto ancora una volta su pista bagnata. Come previsto in queste condizioni il miglior tempo è andato alla Audi di Capello-McNish-Kristensen, che ha preceduto la prima delle Peugeot di oltre un secondo, a dimostrazione della bontà della R15plus in condizioni di bagnato: sfortunatamente per i tedeschi, in gara la pioggia non farà capolino sul circuito.
Al solito molto bella la cerimonia di partenza, con le auto dapprima schierate a lisca di pesce sul rettilineo centrale, a ricordo delle partenze che si susseguirono dall’esordio fino al 1970; per arricchire ancora di più questa fase, è stata anche organizzata a titolo dimostrativo la classica partenza Le Mans, con i piloti che hanno raggiunto di corsa le macchine: per la cronaca il più rapido davanti ai 238.500 spettatori presenti è stato il Barone Paul Drayson!
Partenza piuttosto tranquilla, con le vetture che mantengono le relative posizioni, se si fa eccezione per McNish che passa il proprio compagno di squadra tentando poi di attaccare anche la Peugeot di Lapierre sull’Hunadieres, patendo tuttavia una minore velocità di punta.
Nel corso del primo giro si ferma ad Arnage la vecchia Lola Autocon, la cenerentola delle P1, imitata al terzo giro dalla Jaguar RSR GT2, il cui debutto a Le Mans è stato funestato da infiniti problemi di elettronica. Al quinto giro finisce a muro la Ginetta di Mansell lungo il rettilineo che porta ad Indianapolis, a causa dello sgonfiamento progressivo di un pneumatico: il leone d’Inghilterra soffre immediatamente uno choc alle gambe che rende necessario l’intervento dei medici con conseguente ingresso delle Safety car (a Le Mans, vista la lunghezza della pista, entrano in pista tre Safety car). In questa fase a rimetterci maggiormente sono le Audi che, finite dietro la seconda Safety car, alla ripartenza della gara si ritrovano distaccate di 56” dal trio Peugeot. Al dodicesimo giro si apre la danza dei rifornimenti (al nono giro si era già fermato Lapierre), con tutti i migliori che rientrano entro un paio di giri. Il trio Peugeot sembra uno schiacciasassi, tant’è che dopo un’ora e mezza di corsa e 21 giri percorsi, Montagny, al comando, precede Lamy e Gene, tutti racchiusi in tre secondi; Lapierre fa più fatica e segue a 16” mentre McNish guida il gruppo Audi distanziato di 1’08”. Non mancano neppure i colpi di scena, con i testacoda di Pirri, di Ayari e della Porsche IMSA, le due uscite di pista della Radical e le forature della BMW “Art” e della Lamborghini. Allo scadere delle due ore Leinders sbatte violentemente prima di Tertre Rouge, a causa dell’improvviso dechappamento di un pneumatico e pur riuscendo a tornare ai box, sarà costretto al ritiro a causa degli ingenti danni. A ben vedere parte della colpa è da attribuire alla scuderia, che non aveva ancora effettuato il primo cambio gomme! Passano solo sette giri e arriva il primo colpo di scena della gara, con la Peugeot di Lamy che rientra lentamente ai box con l’attacco della sospensione anteriore destra rotto: i francesi contano il primo ritiro!
Alla fine della terza la Norma viene spedita fuori pista dalla Spyker di Dumbreck, che poco prima aveva sbattuto a Indianapolis, anche se, vista la presenza di una Audi in fase di doppiaggio, è difficile stabilire chi abbia causato l’incidente. Allo scadere della quarta ora un brutto episodio ai box Audi, con un cameraman poco attento che, impegnato a filmare il rifornimento di Dumas, non si accorge dell’arrivo di Rockenfeller, che lo investe provocando al malcapitato una frattura alla spalla. Intanto in testa alla gara Davidson passa Sarrazin, portandosi in prima posizione.
La quinta ora di gara si apre con Kristensen che per evitare la BMW di Priaulx che procedeva lentamente alle curve Porsche finisce nella ghiaia: il danese riuscirà a riprendere la pista con danni alla sola ala posteriore, sostituita subito ai box dove prenderà il volante Capello, ma il loro ritardo dalla testa sarà ormai di 4 giri.
Mentre la Lola Racing Box è costretta al ritiro per problemi alla pompa della benzina, all’85° giro devono dire addio alle speranze di podio (e magari di successo visto come finirà la gara) le ragazze del team Matech, con il motore della loro Ford Gt che rende l’anima sull’Hunadieres, quasi intossicando la povera Ganchand: il team si consola intanto con la leadership dell’altra vettura in GT1 con un giro di vantaggio sulle Corvette del team Alphand.
All’inizio della settima ora entra in pista la Safety car a causa dell’uscita di pista della Aston Martin GT2, preceduta da un contatto tra Leventis e Rodrigues alla Dunlop, con il primo che si insabbiava; il vantaggio sin li guadagnato consentiva tuttavia al team Strakka di mantenere il primo posto di categoria. Rodrigues invece proseguiva accodandosi alla safety car, ma finiva inspiegabilmente in testacoda danneggiando il frontale della sua Audi.
La notte cala intanto sul circuito, portando con se il secondo colpo di scena: Gene rientra ai box con problemi all’alternatore costringendo i meccanici ad un duro lavoro che permetterà allo spagnolo di rientrare in pista con soli 4 giri di distacco. Ad un terzo di gara i francesi hanno solo più due 908 HDi davanti alle Audi!
Finisce intanto anche la bella lotta tra Melo e le Corvette in GT2, con la Ferrari Risi costretta ai box a causa di problemi al selettore del cambio (ufficialmente il ritiro avverrà all’una di notte): per gli americani la strada sembra ormai in discesa, con la sola Porsche Felbermayr nel loro stesso giro.
Gara in salita per Segnature e Rebellion, le cui macchine rientrano ai box con problemi evidenti, mentre in P2 la Pescarolo Oak ha definitivamente guadagnato la terza posizione dietro le imprendibili Acura. Nuova Safety car all’inizio della decima ora, quando il team Matech vede svanire i propri sogni di gloria con la propria vettura spedita fuori pista da Yvon, sulla seconda Pescarolo Oak. La Ford riuscirà a ritornare ai box, ma il retrotreno fortemente danneggiato sarà causa del definitivo ritiro un paio di ore dopo. In testa passa la Saleen Larbre, avvantaggiata dai ritiri e dalle lunghe soste delle Corvette. In GT2 Alesi soffre una foratura ed è costretto ai box perdendo una posizione. Nel frattempo si ritira Boullion, finito a muro alla chicane Ford per un problema all’impianto di illuminazione della sua Lola, che già da alcuni giri faceva i capricci.
Alle tre di mattina momento nero per il team Oreca, con le due vetture ferme ai box per problemi tecnici: l’Oreca di André, dopo essere stata tamponata alle curve Porsche, subirà la sostituzione del paraurti posteriore e di un semiasse, perdendo 20 minuti, mentre la Peugeot richiederà la sostituzione di un semiasse a seguito di un problema di trasmissione, che le farà perdere 13 minuti, arretrandola in sesta posizione. I francesi ora hanno una sola Peugeot davanti a due Audi.
Il resto della notte passa senza grossi colpi di scena, se si esclude il ritiro della seconda Rebellion per un problema alla trasmissione proprio dove poche ore prima aveva sbattuto la vettura gemella. Poco prima dell’alba si ferma ai box la Ginetta Quifel con evidenti problemi all’albero di trasmissione, lasciando alla Lola Rml la quarta posizione. Intanto, i piloti si sono lasciati la notte alle spalle e, mentre Pla finisce dritto ad Arnage, Minassian conduce con un giro di vantaggio sul duo Audi.
All’inizio della diciassettesima ora Montagny subentra a Minassian, entra in pista e ….. parcheggia la sua Peugeot sull’Hunadieres con il motore arrosto; i tecnici Peugeot non credono ai loro occhi, visto che la telemetria non aveva registrato alcun problema. Davanti a tutti a questo punto le Audi inseguite dall’unica Peugeot ufficiale rimasta, distaccata di quasi 2 giri. Anche Primat rientra ai box, con i meccanici che cercano di risolvere un problema alla trasmissione evidenziato dalla telemetria che richiederà alcuni giri,lasciando la sesta posizione all’altra Aston Martin. Intanto la marcia trionfale delle Corvette in GT2 viene rovinata dapprima dal ritiro di Garcia alla Indianapolis con il motore rotto, poi dalla rovinosa uscita di pista di Collard alle curve Porsche, dopo essere stato toccato in fase di doppiaggio da Davidson. Dopo una riparazione durata 5 giri, Gavin riprenderà la pista ma dovrà subito fermarsi lungo il circuito con il motore arrosto. Alesi intanto è risalito fino al secondo posto e lascia il volante a Fisichella: dopo alcuni giri il romano sbaglia la frenata a Indianapolis, sbattendo violentemente l’anteriore contro le barriere. Rientrato ai box perderà quasi 10 giri, ritrovandosi in quinta posizione. In GT1 intanto i guai altrui hanno portato la Saleen ad essere in testa con 10 giri di vantaggio sulla Aston Martin: dopo un testacoda la vettura viene richiamata per un controllo completo che durerà 5 giri, lasciandola ampiamente prima.
Si arriva al 315° giro quando la Acura di Brabham rientra lentamente ai box: i meccanici tenteranno a più riprese di farla rientrare in pista ma ogni volta sarà costretta nuovamente ai box. La seconda posizione i P2 viene quindi ereditata dalla Pescarolo Oak mentre al terzo posto sale la Lola Rml, posizioni che verranno mantenute fino al traguardo. Ragues intanto batte alla Playstation e costringe al ritiro la Signature.
La gara volge all’epilogo ma la Peugeot tenta il tutto per tutto. Wurz subentra a Davidson quando mancano tre ore alla fine e a suon di giri veloci tenta di raggiungere le due Audi: mentre Rockenfeller mantiene un giro di vantaggio, Lotterer sbaglia la frenata di Arnage finendo contro le barriere, richiedendo l’intervento dei meccanici che gli sostituiscono il muso. Quando rientra in pista ha soltanto 5 secondi di vantaggio sull’austriaco, che in un paio di giri lo passa in pieno Hunadieres, guadagnando la seconda posizione. Altri 17 giri e la Peugeot riesce addirittura a sdoppiarsi, lasciando aperto il discorso per la vittoria, ma dopo due tornate il motore comincia a bruciare olio. Fine della corsa per le Peugeot ufficiali! Le speranze dei leoni di Francia sono ormai riposte nella Peugeot Oreca che nel frattempo sbriciola il record della pista con Duval in 3’19”074, portandosi a soli 7 secondi da Capello sulla terza Audi. Ma per Peugeot non è l’anno giusto e al 376 giro anche l’ultimo motore rende l’anima, lasciando alle Audi una buona mezz’ora di corsa in parata, con il Dr. Wolfgang Ulrich in lacrime dalla gioia immerso in un clima surreale di quiete che fa da contrasto alla tempesta che si è abbattuta sulla squadra Peugeot. Dopo 24h01’23”694 la Audi ottiene la quarta tripletta della sua storia a Le Mans, con l’equipaggio Bernhard-Dumas-Rockenfeller che si prende il lusso di battere il record di distanza percorsa che resisteva dal 1971, quando a realizzato erano stati Marko e Van Lennep su Porsche 917, percorrendo 5.410,713 km. Secondi Fasseler-Lotterer-Treluyer a 1 giro e terzi Capello-McNish-Kristensen a 3 giri.
Nelle altre categorie vittoria dell’Acura Strakka in P2, della Saleen Larbre in GT1 e della Porsche Felbermayr n°77 in GT2.
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