A circa 60 km ad est di Coblenza, nella regione dell’Eifel, sorge un luogo di culto, frequentato tutti i fine settimana da migliaia di fedeli. Gli appassionati di mitologia non si lascino ingannare: non si tratta del Valhalla, il paradiso dei valorosi combattenti norreni che le leggende vogliono ubicato nelle foreste tedesche, ma del Nordschleife, un nastro d’asfalto di quasi 21 km che, seguendo le ondulazioni del terreno collinare, con continui cambi di pendenza, da l’impressione a chi lo percorre di essere via via su di un trampolino per il cielo o in discesa verso l’inferno. Qui, per la modica cifra di 22 euro al giro, chiunque possieda una macchina o una moto può tentare di ripetere le gesta dei grandi miti dell’automobilismo, preoccupandosi però di portare a casa “la pelle”, evitando accuratamente di non intralciare i fedeli a bordo delle loro Porsche, Ferrari e prototipi vari che sopraggiungono a velocità folli nel tentativo di migliorarsi giro dopo giro, quasi spinti da un desiderio irrefrenabile di provare le stesse sensazioni che nel 1983 toccarono al funambolico Stefan Bellof quando, nel corso delle prove della 1000km, alla guida di una Porsche 956, fermò i cronometri sui 6’11”130, record rimasto ad oggi imbattuto.
A pochi metri da questa dimensione, laddove fino al 1981 sorgeva il meno fortunato Südschleife, si snoda il nuovo Nurburgring, circuito di 5.137m. inaugurato nel 1984, certamente meno esasperato del più illustre antenato ma che ne mantiene alcune caratteristiche peculiari, sul quale, sin dal 2004, hanno avuto luogo le varie edizioni della ADAC 1000km-Rennen svoltasi quest’anno dal 21 al 23 agosto.
Le prove libere del venerdì sono state infastidite da una leggera pioggia caduta a pochi minuti dall’inizio della prima sessione: fortunatamente l’asfalto si è rapidamente asciugato, consentendo ai vari team di lavorare da subito alla ricerca del setup migliore, attività poi proseguita nella sessione del sabato mattina. Tra le P1, assenti le Oreca, hanno subito brillato le Aston Martin e la Pescarolo, con la Ginetta-Zytek dello Strakka prima tra le inseguitrici: buona in particolare la prestazione di Tinseau, la cui partecipazione era stata messa in dubbio dopo l’infortunio di Portimao, tanto da richiedere la presenza in pista di Collard quale potenziale sostituto. Tra le P2, la superiorità della Ginetta del team Quifer è apparsa ben presto incolmabile, mentre le Lola-Judd della Racing Box, principali avversarie per il titolo, hanno faticato addirittura a tenere il passo della Lola e delle Pescarolo Mazda.
In GT1, la presenza di due sole vetture iscritte ha tolto qualsiasi interesse per la categoria: a sorpresa ha condotto quasi ininterrottamente la Saleen della Larbre sulla Corvette di Alphand. Nella GT2, la lotta si è concentrata tra la fresca vincitrice dell’Algarve, la Ferrari JMB e la principale avversaria per il titolo, la Porsche del Felbermayr, con due interessanti intromissioni: la sempre più consistente Ferrari dell’Hankook Farnbacher e la sorprendente Snoras Spyker con un Coronell in gran forma.
La sessione di qualifiche riservata alle GT è stata spezzata a metà dalle bandiere gialle esposte alla Ford Kurve a seguito dell’uscita di pista di Montermini, insabbiatosi all’esterno. Ad approfittare della situazione tra le GT2 è stato Kaffer, unico a scendere sotto il muro dell’1’58”, che ha regalato la prima pole alle coperture Hankook. Alle sue spalle Garcia con la Ferrari del team Modena, mentre la lotta tra i pretendenti al titolo ha visto Lieb, terzo, far meglio di Bell, quarto. Ha continuato a stupire la Spyker, sesta ad un solo secondo dalla testa.
In GT1 miglior tempo per la Saleen capace, per la prima volta nel 2009, di tenersi dietro l’equipaggio Corvette. Decisamente più avvincenti i venti minuti riservati ai prototipi, grazie anche al maggior numero di vetture presenti in pista (23 rispetto alle 15 GT), anch’essi disturbati da un uscita contro le barriere alla Ford Kurve: sfortunato protagonista Xavier Pompidou sulla Lola-Judd P2 del team Speedy Racing, capace poco prima di realizzare un buon terzo tempo di categoria. Tra le P1 dominio assoluto delle Lola Aston Martin che, sfruttando la speciale configurazione del motore in qualifica, hanno ottenuto i primi tre posti sullo schieramento di partenza: in particolare Mucke e Turner, hanno regalato la prima fila all’Aston Martin Racing, distanziando di mezzo secondo Fassler. Ha invece deluso la terza Aston Martin ufficiale portata al Nurburgring, iscritta come AMR Eastern Europe, che con Ramos ha ottenuto il penultimo posto di categoria a ben 4” dalla Pole.
Ancora difficoltà nel turno di qualifiche per la Pescarolo, con Boullion soltanto quinto a 1”2, superato anche dalla sempre più convincente Ginetta Zytek di Watts, mentre le Audi del team Kolles hanno mostrato un qualche progresso, rimanendo tuttavia distanziate di circa 2” dal vertice.
In P2, come ampiamente previsto dopo le libere, miglior tempo per il team Quifer con Olivier Pla, con un margine di 1”3 sulla Zytek di Peter, sulle Lola di Pompidou e di Andrea Piccini e sulla finalmente competitiva Lola Mazda di Erdos.
Un cielo terso e una temperatura gradevolissima hanno dato il benvenuto ai ventimila spettatori sopraggiunti sul circuito il giorno della gara. Il warm-up non ha dato indicazioni particolarmente chiare, con le Aston Martin ufficiali lontane dai migliori tempi nel tentativo di nascondere il reale potenziale per la gara, lasciando gli avversari ad occupare i primi posti della classifica. Stesso discorso per la coppia Amaral-Pla, primi ma con un vantaggio minimo sugli avversari di categoria, mentre è parsa in netto miglioramento la Lola Racing Box n° 29, attardata nelle qualifiche. Regolarmente in pista anche la Lola-Judd dello Speedy Racing, dopo l’incessante lavoro notturno resosi necessario per riparare i danni al retrotreno rimediati nell’uscita delle qualifiche. Tra le GT invece si è fatto sul serio, con la JMW che ha fatto registrare tempi inarrivabili persino per la Porsche di Lieb- Lietz. Sullo schieramento va registrato l’arretramento nelle ultime file della Spyker, della Drayson Aston Martin Vantage, della Lola Speedy Racing P2 e della FBR Ferrari a causa dei rispettivi cambi di motore dopo la gara di Portimao, mentre per lo stesso motivo la Lola Racing Box di Biagi e la Pescarolo-Mazda di Lahaye vengono arretrate di 10 posizioni. Per il resto, una volta tanto, nessuna defezione e nessuna partenza dalla corsia dei box.
Alla partenza Mucke scatta bene e s’invola in una fuga solitaria a suon di giri veloci, con il compagno di squadra Turner che gli cede subito un po’ di margine (2” già al primo giro). Alle loro spalle le posizioni restano pressoché immutate, con il solo Mondini che passa il compagno di squadra e l’Oreca della Signature. Alle loro spalle la Zytek-Quifer prende agevolmente il comando tra le P2, inseguita da Erdos, Peter e Francioni, mentre Biagi appare in grossa difficoltà accumulando 36” dalla Ginetta in soli 6 giri. Tra le GT2 grande avvio di Bruni, che in due soli passaggi guadagna la leadership, confermando i tempi fatti registrare nel warm-up.
Davanti Boullion attacca subito, nel tentativo di non perdere troppo terreno dalle Aston Martin, ma nel corso del terzo giro forza troppo e finisce lungo rientrando decimo: per riprendersi la quinta posizione impiegherà nove giri, ritrovandosi comunque a più di 20” dalla testa. In attesa della prima serie di cambi gomme, a dare spettacolo in pista sono Lahaye, risalito fino al terzo posto tra le P2 e deciso ad attaccare anche Erdos, che lo precede di una manciata di secondi, e le GT2, con Garcia e Lieb che passano Kaffer, nel tentativo di non perdere troppo contatto con la Ferrari JWM, in testa con 18” di margine dopo venti giri.
Dal 28° al 32° giro la gara si ravviva grazie ai pit-stop che rimescolano un po le carte: la Ginetta del team Strakka entra per prima, ma la scelta non paga, tanto da far perdere a Watts ben 20” e soprattutto una posizione a favore di Boullion, il quale ringrazia. Il francese godrà ben poco della nuova situazione, perché dopo appena tre giri verrà richiamato definitivamente ai box a seguito di un’anormale innalzamento della temperatura dell’olio del cambio. Un brutto colpo per Henry e il suo staff che, dopo le belle prestazioni d’inizio campionato, erano in odore di titolo.
L’uscita di scena della Pescarolo toglie molto interesse alla gara delle P1, anche se non mancheranno momenti di grande tensione: prime fra tutte la violenta uscita di pista di Mondini a seguito di un contatto in fase di doppiaggio con Montermini alla Advan-Bogen, nel quale le colpe possono essere ripartite egualmente tra i due italiani. Biagi intanto continua il suo calvario, finendo in testacoda e insabbiandosi alla Dunlop Kehre, da dove verrà rimesso in pista con l’ausilio del carro attrezzi. Ripartirà con tre giri di distacco dalla Ginetta di Pla, dicendo addio ad un titolo forse mai davvero meritato. Al cinquantaduesimo giro si assiste ad uno dei pochi duelli della gara: Buncombe, subentrato a Ramos sulla terza Aston Martin ufficiale, incomincia a prendere confidenza con il suo prototipo e diventa il più veloce in pista, raggiungendo la Courage Oreca di Ragues e infilandola alla staccata del rettilineo centrale. Quindi l’inglese si scatena nella caccia all’Audi di Meyrick, che lo precede di una trentina di secondi.
Davanti, intanto, si assiste alla rincorsa di Belicchi verso il secondo posto tenuto da Turner, le cui prestazioni sono improvvisamente calate: l’italiano arriva a mezzo secondo dall’avversario, ma la maggiore potenza della vettura ufficiale gli impedisce di sferrare un valido attacco. A questo punto i più si attendono un tentativo di sorpasso ai box nel corso dell’imminente tornata di pit-stop, ma proprio in questa circostanza una sosta decisamente troppo lunga porterà il subentrato Prost ad uscire con oltre 20” di ritardo dal rivale.
Dietro i primi Buncombe passa anche la Ginetta-Strakka, condotta in modo imbarazzante da Leventis, guadagnandosi la quarta posizione, ma poi alle sue spalle sopraggiunge Karthikeyan che con la Audi rimonta fino a superarlo al settantaduesimo giro.
Intanto ai box si conclude la corsa di Prost, a causa di problemi elettrici: la vettura riprenderà la pista ma sarà estromessa dalla lotta per le posizioni di vertice. Gli ultimi acuti si hanno intorno al 110° giro, con Leventis che viene superato anche dalla Courage, ora nelle mani di Mailleux, quindi con la riuscita rincorsa di Hall (subentrato a Buncombe) sulla Audi che lo precede, ed infine con il testacoda di Charouz alla Warsteiner Kurve che mette a rischio una gara già vinta. Dopo lo svarione il pilota ceko perde il ritmo e viene passato dal compagno di squadra Turner poco prima di un nuovo pit-stop. Saranno prima Enge e poi Mucke a riportare la 007 al vertice della classifica. Ultimo scossone è quello dato al 141° giro da Watts che, impegnato in una folle rincorsa per recuperare il ritardo accumulato dal compagno di squadra, si tocca con una GT2 alla Ford Kurve, finendo contro le barriere.
Poco movimento anche in P2, a parte i numerosi problemi tecnici che interessano un po’ tutte le vetture. Ne potrebbe approfittare Andrea Piccini, risalito con la seconda Racing Box dopo il calvario di Biagi, ma la rottura di un cerchione riporta la vettura nelle retrovie. Alla fine la coppia Amaral-Pla conquista la vittoria di classe con due giri di vantaggio sull’altra Lola Racing Box e quattro sulla Pescarolo di Lahaye-Ajlani. Il titolo per il team portoghese è praticamente sicuro. Poco da dire in GT1, dove entrambe le vetture si sono dapprima marcate da vicino, per poi patire alcuni inconvenienti tecnici che le hanno costrette per molto tempo ai box. Alla fine ha avuto la meglio la Saleen della Larbre, mentre l’equipaggio Corvette si è limitato a terminare la gara tra i classificati, in modo da conquistare il titolo con una gara d’anticipo.
Infine la GT2, dove la Porsche di Lieb–Lietz ha approfittato della rottura dell’albero motore occorsa alla Ferrari JWM, ampiamente in testa, per conquistare il suo terzo successo stagionale davanti ad un’eccellente Spyker, mai così competitiva, e alla Ferrari della FBR.
Ventisei anni dopo il record di Bellof, la 1000 km del Nurburgring si è chiusa regalando una storica tripletta alla Aston Martin, che con la 007 ha anche posto una seria ipoteca sul titolo in vista dell’ultima appuntamento della LMS, che si svolgerà a metà settembre sul circuito di Silverstone.
Tutti i nomi, i loghi e i marchi registrati citati o riportati appartengono ai rispettivi proprietari.
Tutti gli articoli, le fotografie e gli elementi grafici presenti in questo sito sono soggetti alle norme vigenti sul diritto d'autore;
é quindi severamente vietato riprodurre o utilizzare anche parzialmente ogni elemento delle pagine in questione
senza l'autorizzazione del responsabile del sito.